Calzature, rallentano crescita e export Andamento negativo per i consumi interni

Calzature, rallentano crescita e export Andamento negativo per i consumi interni
FIRENZE - Rallentano crescita ed export, con i consumi interni che permangono su valori negativi. Non si ferma la crisi del...

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FIRENZE - Rallentano crescita ed export, con i consumi interni che permangono su valori


negativi. Non si ferma la crisi del settore calzaturiero in Italia, il cui termometro continua a segnare rosso. Nonostante nei primi sei mesi del 2014 si sia registrata una lieve crescita, per quanto riguarda il valore delle produzioni (+0,6%) e delle esportazioni (+4,5%), la forbice tra domanda interna ed estera ha continuato ad allargarsi, facendo registrare un vero e proprio crollo dei consumi nel nostro Paese.

Segno che, ormai, la crisi si fa sentire su molte fasce della popolazione e non solo sui ceti meno abbienti.

La situazione, nel suo complesso, è delineata all'interno di un'indagine realizzata da Assocalzaturifici, l'associazione che rappresenta i calzaturifici italiani. Dai dati, resi noti a Firenze, in Palazzo Vecchio, durante il convegno nazionale di Assocalzaturifici, emerge come la congiuntura del settore calzaturiero continui ad essere caratterizzata più da difficoltà che da soddisfazioni, sebbene non manchino realtà aziendali e nicchie di mercato in crescita.



La produzione delle aziende calzaturiere diminuisce nei primi sei mesi del 2014 dell'1,6%, nonostante la lieve

crescita del fatturato (0,6%).

Nel corso dell'intero 2013, in Italia, sono stati prodotti 202 milioni di paia di calzature, per un fatturato di

oltre 7,4 miliardi di euro (+4,9% rispetto al 2012).



La rilevazione di Assocalzaturifici ha evidenziato una riduzione media dell'output dell'1,6% in

volume, rispetto alla prima metà del 2013. L'export cresce del 4,5%, in termini di valore, nei primi sette mesi di quest'anno, mentre fa registrare un +0,2% in termini di numeri di calzature esportate. In totale sono stati venduti, fuori dai confini nazionali, 137,4 milioni di paia, 246mila paia in più rispetto al periodo gennaio-luglio 2013: un risultato tutt'altro che brillante, inferiore del 7,3% rispetto ai 148,2 milioni di paia venduti sei anni fa (ovvero ai primi 7 mesi 2008, pre-crisi).



Queste cifre comprendono sia la vendita all'estero di produzione realizzata in Italia, che le operazioni di pura commercializzazione. Per quanto riguarda la domanda interna, vanno male i consumi delle famiglie italiane. Dopo la frenata subìta nel

2013 (-6% in volume e -5,8% in spesa), non si è vista nessuna inversione di rotta per consumi, nei primi 8 mesi del 2014, scesi - secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca - del 3,8% in quantità e del 7,3% in spesa, con prezzi medi in ribasso del 3,7%.



Tutte le voci merceologiche hanno evidenziato flessioni in volume: forti diminuzioni per il segmento "uomo" (-5,9%, con un -12,1% in spesa) e "bambini/ragazzi" (-7,1%, con -11,3% in valore).



Contrazioni ugualmente non trascurabili per le

scarpe da donna (-5%, con -8,9% in spesa), attenuate soltanto dal positivo andamento delle tipologie "stivaletti" e "polacchetti/desert boot". Stabili, invece, gli acquisti di "sportive e sneakers" (+0,3% in quantità, a fronte però di un calo del 3,3% in valore). La pantofoleria limita i danni in termini di spesa (-1,9%), ma cede il 4,5% in volume. Per quanto riguarda le importazioni, nei primi 7 mesi del 2014 sono cresciute del 5,7% in termini di valore (oltre 2,4 miliardi) e del 7,5% per quantità, mentre il prezzo medio è calato dell' 1,7%. Sono stati importati 210,7 milioni di paia (quasi 15 milioni in più sull'analogo periodo dello scorso anno), di cui 89,2 milioni dalla Cina. Il saldo commerciale dei

primi 7 mesi 2014 è risultato in attivo per 2.686 milioni di euro, con un aumento del 3,4% sul corrispondente periodo 2013.



Infine, sul fronte occupazionale si è registrata l'ennesima riduzione nel numero di addetti. Nei primi 9 mesi 2014 il numero di aziende attive, tra industria e artigianato, è sceso di 111 unità, a 5.075 calzaturifici (con un -2,1%, settembre su dicembre); il numero di addetti si è ridotto di 347 unità, attestandosi a 77.746 (con un -0,4 in termini percentuali su dicembre).





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