PORDENONE - «Posso solo dire che non sono stato io». Giosuè Ruotolo, 26 anni, si difende. Risponde attraverso un messaggio su Facebook e lo ribadisce dai i microfoni di...
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Ventisei anni, appassionato di matematica e computer, una fidanzata che studia Giurisprudenza e il passaggio a ottobre nella Guardia di finanza, il caporal maggiore del 132° Reggimento carri di Cordenons nega coinvolgimenti nel duplice delitto del palasport Crisafulli. «Non c'entro, ma è giusto che indaghino, così verranno eliminati tutti i dubbi». Definisce l’esecuzione dei fidanzati «un’atrocità che un essere umano non può fare».
Manca un alibi. Era davvero a casa a giocare alla play station la sera del delitto? O tra le 19.40 e le 19.50 la sua auto era nel parcheggio del palasport? Lui è sereno e ribatte: «Chi non ha un alibi deve essere per forza colpevole? Io e Trifone eravamo amici, l’ho portato a spalla al funerale, era un collega mio, ho ritenuto opportuno farlo, era doveroso»... Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico