WASHINGTON - Una crema solare di protezione 30, applicata prima dell'esposizione ai raggi ultravioletti B (Uvb) è in grado di ritardare l'insorgenza...
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"Negli ultimi 40 anni il tasso di incidenza del melanoma è aumentato costantemente negli Stati Uniti", ricorda Christin Burd, autore principale dello studio. "I solari sono noti per essere in grado di evitare le bruciature, importanti fattore di rischio per il melanoma. Tuttavia non era mai stato possibile verificare se potessero prevenire il tumore, perché generalmente vengono testati su volontari umani sani o su modelli di pelle sintetica. Abbiamo quindi sviluppato un modello murino che ci ha permesso di andare più a fondo". Sembra che nei topi geneticamente ingegnerizzati del team americano, sui quali è stata applicato la crema solare SPF30, il melanoma appaia leggermente più tardi rispetto ai topi non trattati.
Burd ha però spiegato la limitazione dello studio: è rappresentata dal fatto che i topi sono stati esposti solamente a una parte dell'intero spettro Uv presente nella luce solare. "Attualmente stiamo cercando i finanziamenti per l'acquisto di un simulatore solare che potrà aiutarci a modellare le lunghezze d'onda della luce solare", spiega. "Tuttavia - aggiunge - abbiamo difficoltà perché i filtri solari vengono sviluppati principalmente dal settore cosmetico, che ha promesso di non usare animali nei test".
Eppure, proseguendo le indagini gli autori sono convinti di poter arrivare a mettere a punto solari più 'intelligenti', in grado di fare da scudo al tumore della pelle. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico