Coronavirus, la Lombardia vuole riaprire il 4 maggio. Fontana: «Nessuna fuga in avanti, ma proposte di buonsenso»

Coronavirus, la Lombardia ora vuole riaprire. Fontana: «Nessuna fuga in avanti, ma proposte di buonsenso»
Coronavirus, quello della Lombardia rischia di diventare un caso spinoso. La regione più colpita dal contagio, ma al tempo stesso il motore produttivo di un intero paese,...

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Coronavirus, quello della Lombardia rischia di diventare un caso spinoso. La regione più colpita dal contagio, ma al tempo stesso il motore produttivo di un intero paese, ha intenzione di riaprire tutte le attività dal 4 maggio, il giorno successivo al termine del 'lockdown' deciso dal Governo. Lo ha ribadito con fermezza il presidente, Attilio Fontana, con delle dichiarazioni che rischiano di alimentare ulteriori polemiche tra amministrazione regionale e Governo nazionale.


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Su Facebook, Attilio Fontana ha espresso il proprio pensiero in merito alla riapertura delle attività produttive in Lombardia: «Per giorni ci hanno raccontato, anche dal governo, che la Lombardia doveva fare di più e da sola. Ora, dopo che la Regione ha lanciato una proposta per riaprire le attività con attenzione e buonsenso, da Roma parlano addirittura di fughe in avanti».

«Non inseguiamo le polemiche ma badiamo alla sostanza: molti altri Paesi europei sono già ripartiti, è necessario ragionare subito del nostro futuro» - ha spiegato Attilio Fontana - «Non ripartiremo come se nulla fosse successo, la priorità deve essere la tutela della salute dei cittadini. Abbiamo vissuto una tragedia senza pari, dobbiamo pensare ad una riapertura graduale: speriamo che il caldo possa aiutare a rendere il virus più debole, ma se dovremo conviverci è inevitabile guardare al futuro».


Successivamente, in Consiglio regionale, il presidente della Lombardia ha parlato anche delle indagini in corso sulle Rsa: «Non ho nulla contro le polemiche né contro le indagini. Forse le polemiche sono state intempestive, si poteva aspettare di risolvere il problema. Sul problema legato alle Rsa e al Pat, abbiamo nominato due commissioni che ci diranno se effettivamente qualche comportamento omissivo è stato compiuto dai gestori delle Rsa, che nel 90% appartengono al privato e in una piccola percentuale sono miste». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico