ROMA - «Chi ha dato ordine di distruggere quel murales non capisce nulla di arte. Avere cancellato quel bel messaggio di pace significa che a Roma non c’è...
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Lei ha fatto in tempo ad ammirare il murales?
«Quando sono uscito di casa ieri mattina presto. Ho pensato: ma che cosa bella hanno fatto, ma che bravi. Questa sì che è street art. Un tocco di grazia dove solitamente ci sono solo degli scarabocchi fatti da imbrattatori di muri e poi tanta immondizia per strada».
Le piaceva… ma i murales sono vietati.
«Era una composizione molto armonica. La guardia svizzera che guarda sulla sinistra, mentre sulla scala c’è il pontefice con il simbolo della pace».
Un simbolo nato nel ’68…
«Nasce dagli studenti francesi per protestare contro le guerre e poi è diventato un simbolo universale. Il messaggio che traspariva da quel disegno era semplice ed efficace. Più tardi, in tv, ho sentito che lo avevano ripulito. Ci sono rimasto male»
E’ dispiaciuto?
«Quel disegno accendeva la curiosità dei passanti. Il rione di Borgo ha una storia grandissima alle spalle che risale alla costruzione del mausoleo di Adriano. L’arte popolare ha sempre albergato tra le viuzze attorno. C’è sempre stato un via vai di artisti. Raffaello aveva casa a Borgo. Per loro oggi non c’è più spazio, come del resto dimostra la scellerata decisione di distruggere quel murales».
Una idea dei Vigili Urbani?
«Non saprei. Di sicuro non del Vaticano». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico