Iran, Khamenei cerca di fermare le proteste attaccando l'Occidente: «Vogliamo più donne in politica»

Iran, Khamenei apre alle donne che non indossano bene il velo
Ora Khamenei chiede che ci siano più donne in politica. Gioca la carta della conciliazione con gli iraniani l'ayatollah Khamenei, per soffocare le...

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Ora Khamenei chiede che ci siano più donne in politica. Gioca la carta della conciliazione con gli iraniani l'ayatollah Khamenei, per soffocare le proteste innescate dalla morte in carcere di una donna di 22 anni, Mahsa Amini, avvenuta a metà settembre, dopo il suo arresto per una violazione della legge sull'obbligo di velo. La guida suprema dell'Iran sta cercando da mesi di fermare le proteste e il clima è drammatico per via della repressione voluta dal regime che si abbatte con arresti, torture, condanne a morte e uccisioni dei manifestanti. 

 

Ieri un membro delle Guardie Rivoluzionarie, Ghassem Fathollahi, è stato colpito da quattro colpi d'arma da fuoco ed è stato ucciso, forse a causa di una rapina, davanti alla sua casa a Teheran. Gli assassini, non identificati, hanno anche sparato a una persona che accompagnava Fathollahi, attualmente ricoverata in ospedale per le ferite riportate. 

Per questo, a parole, l'ayatollah si decide ad aprire spiragli. Il leader supremo della rivoluzione islamica, Seyyed Ali Khamenei, incontrando un gruppo di donne iraniane in occasione della Festa della mamma, ha sollecitato una maggiore partecipazione delle donne nei vari livelli politici e decisionali nel paese. Lo riferisce l'agenzia di stato Irna. «Questa è una cosa importante. Dobbiamo trovare una soluzione per questo», ha detto Khamenei nell'incontro.

E sull'hijab le donne il cui velo che non copre interamente i capelli non devono essere accusate di essere non religiose o contro la rivoluzione islamica, ha affermato rivolgendosi a un gruppo di donne, come riporta l'agenzia Irna. «Abbiamo tutti difetti che dobbiamo correggere per quanto ci è possibile», ha precisato. Le donne che indossano il velo in modo non corretto «rimangono nostre figlie».

«L'hijab deve essere osservato, perché è una necessità religiosa. È la Sharia e non ci sono dubbi sul suo obbligo»: così l'ayatollah Seyyed Ali Khamenei. «Non è giusto che alcune donne non osservino l'hijab integrale, ma non dobbiamo dire che sono contro la religione o la Rivoluzione islamica. Sono le nostre figlie», ha detto aggiungendo che «tuttavia, dovrebbero essere corrette». Una donna, sostiene Khamenei, dovrebbe dare priorità ai suoi doveri principali, che sono quelli di moglie e madre, rispetto alle attività sociali. «In Occidente non si vergognano nemmeno di legalizzare questioni come l'omosessualità, considerata "haram"  (vietato dalla fede islamica, ndr)», ha aggiunto.

«Gli occidentali affermano sfacciatamente di essere sostenitori dei diritti delle donne, mentre lì sono ancora sottoposte alla schiavitù e al traffico sessuale. Tra l'altro, in società in cui i governi hanno anche legalizzato l'omosessualità», ha detto Khamenei. Nel corso del suo intervento la guida suprema dell'Iran non ha risparmiato critiche aspre all'Occidente, accusandolo di presentarsi come «portabandiera dei diritti delle donne», mentre in realtà «scaglia fendenti contro la loro dignità».

Senza fare riferimento alla morte di Mahsa Amini e alle proteste innescate dal suo decesso, la Guida Suprema ha auspicato che vengano preparate le condizioni «affinché le donne iraniane efficienti, istruite e sagge siano impiegate nei centri decisionali» del Paese, definendo ciò come una «questione significativa». «Al momento, in molti Paesi occidentali le donne ricevono salari inferiori rispetto agli uomini a parità di lavoro. Questo è un tipo di abuso», ha aggiunto la Guida Suprema.

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Corriere Adriatico