L’82% degli italiani non riesce a riconoscere le bufale sul web

L’82% degli italiani non riesce a riconoscere le bufale sul web
«I dati di questa ricerca ci dicono che non si sono ancora formati gli anticorpi alle fake news che quotidianamente coinvolgono politica, aziende e persone. Si tratta di un...

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«I dati di questa ricerca ci dicono che non si sono ancora formati gli anticorpi alle fake news che quotidianamente coinvolgono politica, aziende e persone. Si tratta di un fenomeno preoccupante che non si placa come conferma la ricerca in questione. Oggi vi è un pericolo ancora maggiore che emerge sempre con maggior forza: le fake news concorrono a formare la percezione dell'opinione pubblica. Le fake news plasmano il sentiment presente oggi nella società». Così intervengono i docenti Francesco Pira e Andrea Altinier, autori di «Giornalismi - La difficile convivenza con Fake News e Misiformation» (LibreriaUniversitaria.it pag. 152 euro 12,90) commentando la ricerca rapporto «Infosfera» sull'universo mediatico italiano realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell'Università Suor Orsola Benincasa.


Per l'87% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili e l'82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web. «Ieri, ad esempio, è girata e diventata immediatamente virare una falsa dichiarazione di Saviano sul fatto che preferisse aiutare i profughi che i terremotati. Questa fake news va ad alimentare il sentimento di odio che si sta diffondendo nei confronti di Saviano. Il fenomeno è un uragano che rischia di inquinare il clima», dicono. I docenti Altinier e Pira hanno racchiuso elaborato l'esagono delle fake news che comprende i seguenti fattori: appeal, flussi, viralità, velocità, crossmedialità e forza. «La recente bufala su Saviano va a toccare tutti i sei lati dell'esagono. Si tratta di un fenomeno pericoloso che come abbiamo visto non basta smontare con argomentazioni scientifiche. Servono strategie di comunicazione integrata in grado di posizionare le corrette informazioni nella mente del consumatore mediale. È una questione seria che bisogna affrontare in modo sistemico ed in cui la comunicazione gioca un ruolo chiave». «Purtroppo il fact checking non è il vaccino alle fake news e da solo non basta. È fondamentale costruire un controflusso di informazioni con contenuti in grado di diventare virali e contrastare l'uragano delle fake news perché spesso, poi, le bufale sono notizie negative su qualcuno o qualcosa. Le fake news rischiano di innescare la dittatura delle fake e bad news» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico