Stretta Covid anti assembramenti a Natale: si va verso la chiusura di bar e ristoranti nei festivi e prefestivi

Stretta Covid anti assembramenti a Natale: si va verso la chiusura di bar e ristoranti nei festivi e prefestivi
La risposta definitiva potrebbe arrivare questa mattina, a conclusione dell'incontro che il Comitato tecnico scientifico terrà con la ministra...

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La risposta definitiva potrebbe arrivare questa mattina, a conclusione dell'incontro che il Comitato tecnico scientifico terrà con la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, nel tentativo di trovare altre misure anti-assembramento. L'Italia sceglie il «modello Merkel» contro la terza ondata e va verso nuove restrizioni per le giornate “più calde” delle festività natalizie.

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Troppi assembramenti si sono visti negli ultimi weekend, troppe corse allo shopping: gli italiani non sembrano intenzionati a chiudersi in casa. E così, per evitare che la ripresa a gennaio faccia impennare nuovamente la curva del contagio, Palazzo Chigi cerca di preparare l'ulteriore stretta, seppure tra mille ostacoli e discussioni: tutto il Paese, di fatto, diventerà zona rossa o, al massimo, arancione probabilmente già dal prossimo fine settimana, e la disposizione durerà fino al 2 o al 6 gennaio. Sarà però concesso di spostarsi dai comuni sotto i 5 mila abitanti in aree limitrofe non oltre i 30 km, e sarà l'unica deroga prevista negli spostamenti, ma solo nelle giornate del 26 dicembre e primo gennaio.

Proprio perché il Paese cambierà nuovamente colore, si applicheranno le restrizioni già previste nelle zone rosse e arancioni anche per le regioni gialle, quindi negozi, bar e ristoranti chiusi nei giorni festivi e prefestivi. Nell'esecutivo c'è chi fa resistenza sulla chiusura dei ristoranti nei giorni di festa, ma le persone ammassate tra i tavolini, grazie anche alla bella giornata di ieri, sembrano rendere «inevitabili questi provvedimenti». Il premier Conte sa bene che i cittadini sono provati da dieci mesi di restrizioni e per questo ha deciso di inviare un appello via Facebook nel quale chiede ancora impegno e buonsenso. «Sono ormai lunghi mesi che siamo tutti impegnati, con grandi e piccoli sacrifici, nella battaglia contro il Covid-19 - ha scritto ieri sulla sua pagina ufficiale -. La nostra comunità nazionale, pur tra mille difficoltà, è riuscita a mostrare un forte spirito di coesione e un grande senso di responsabilità. Sono convinto che continueremo a mostrare questa saldezza anche nelle prossime settimane, in occasione delle festività natalizie».

La preoccupazione è che il ritorno a scuola, previsto per il 7 gennaio, possa scatenare un'altra ondata che metterebbe in ginocchio uteriormente le strutture sanitarie. Questa mattina Lamorgese aggiornerà il Cts sui controlli effettuati e sui metodi di contrasto messi in campo per impedire calca e affollamenti, qualcosa che sembra non aver del tutto funzionato nelle ultime settimane, a giudicare dalle immagini circolate un po' dappertutto. In molti casi è stato necessario intervenire per chiudere piazze e strade, a cominciare da Fontana di Trevi, presa letteralmente d'assalto. Per evitare che queste scene continuino a ripetersi saranno i prefetti a individuare i luoghi dove dovrà essere bloccata la circolazione, considerando che la vera insidia arriva dagli affollamenti nelle vie dello shopping e nei centri storici, dove bar e ristoranti possono rimanere aperti fino alle 18. Ed è proprio per questo che la stretta su negozi e sui locali pubblici sarà pesante. 

L'ipotesi è una modifica al Dpcm in vigore che ora ne prevede l'apertura per i giorni festivi. Si pensa a una sorta di serrata, con la chiusura di bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, a eccezione di farmacie, tabaccai, edicole, anche se le deroghe concesse dai codici Ateco lasciano comunque margini piuttosto ampi. L'ala rigorista del governo chiede che i provvedimenti scattino dal 19-20 dicembre, ma c'è chi spinge per far slittare le chiusure solo a ridosso del Natale.

Trovare una soluzione definitiva e soprattutto in tempo utile, non sarà un lavoro facile. La ministra Teresa Bellanova (Iv) ieri ha dichiarato: «Confrontiamoci con la comunità scientifica e decidiamo misure coerenti e comprensibili. Scegliamone anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarle». «Quello che sta accadendo è inammissibile - è l'osservazione fatta ieri da più parti dell'esecutivo - in Germania la Merkel chiude tutto e da noi le strade dello shopping sono stracolme in ogni città, ci sono resse davanti ai negozi e ai centri commerciali. In più, abbiamo notizia che nel prossimo weekend moltissimi scapperanno nelle seconde case o in vacanza, che i ristoranti sono già prenotati alla massima capienza per i giorni di Natale e di Santo Stefano, e che la gente sta affittando casali dal 31 dicembre al 2 gennaio per aggirare il divieto di spostamento in vigore il  primo gennaio. Se non facciamo qualcosa la terza ondata dell'epidemia non sarà un'ipotesi, ma una certezza».  

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Corriere Adriatico