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SAN BENEDETTO - Si è fermato anche il porto di San Benedetto e con lui praticamente l’intero Adriatico. In Riviera il pesce fresco, almeno quello del mare antistante la nostra costa, resterà un tabù fino a quasi tutto settembre.
Ci manvaca la Riviera
Con l’entrata in vigore di questo provvedimento, di conseguenza, il fermo pesca si è di fatto esteso anche al tratto di costa che va fino a Termoli, dopo che la flotta aveva già interrotto le attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. E così sarà fino al 21 settembre quando si tornerà in mare.
Prezzi e costi che lievitano
E il centro della questione è proprio legato ai prezzi del carburante. Prezzi che, a causa dei rincari legati al conflitto in Ucraina, continuano ad essere definiti insostenibili dai lavoratori del mare. «Lo Stato ha parlato di ristori - afferma Merlini - io, come tanti miei colleghi spero che arrivino perché è davvero in dubbio il fatto che possiamo tornare in mare».
Il fermo quest’anno cade in un momento estremamente difficile e proprio da Coldiretti, l’associazione alla quale fa capo Merlini, arriva l’allarme legato al fatto che il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Non a caso gli arrivi di prodotti ittici dall’estero sono aumentati del +34% in valore nei primi cinque mesi del 2022. «Anche quest’anno l’assetto del fermo pesca 2022 non risponde ancora alle esigenze delle aziende e continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale».
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Corriere Adriatico