SAN BENEDETTO - Torna l'allarme in Riviera nonostante la città sia stata dichiarata "denuclearizzata" Oggi, infatti, la Sogin consegnerà al Ministeri dello Sviluppo...
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Nella mappa nazionale compare in bella evidenza la zona di San Benedetto per il Centro Italia, segnalata dalla società di Stato impegnata nello smantellamento di impianti nucleari italiani e nella gestione dei rifiuti radioattivi. Un progetto di cui si parla da anni e che potrebbe interessare proprio la Sentina, almeno questa era l'area di cui si parlava in passato, attualmente non viene specificata.
"Sarebbe un intervento gravissimo per il nostro territorio - dice l'assessore Paolo Canducci - lo apprendo ora e attendo l'ufficialità. A noi come Comune non è arrivata alcuna comunicazione. Nel 2007 approvammo una delibera in cui si eleggeva San Benedetto a città denuclearizzata, ponendo divieti anche a eventuali depositi. Se così fosse occorrerebbe una sommossa sia da parte degli enti che delle realtà economiche della città".
Dopo le verifiche del caso i due ministeri potranno concedere il nulla osta alla società per svelare, entro luglio, i siti individuati e il progetto preliminare della costruzione del deposito all'interno di un parco tecnologico. Viene inoltre puntualizzato che la scelta dei siti avverrà attraverso il coinvolgimento dei territori e la consultazione dei soggetti interessati
"Un polmone come la Riviera non può diventare un mostro - tuona il giornalista Remo Croci - . Occorre opporsi fino alla fine, superare i blocchi tra San Benedetto e Porto d'Ascoli visto che un intervento del genere riguarderebbe l'intero territorio".
"Ancora una volta ci ritroviamo progetti - afferma Sandro Assenti della Confesercenti - che passano sopra le nostre teste e quelle dell'amministrazione comunale. Invece di avere iniziative e interventi pronti a favorire il turismo ci ritroviamo con interventi che rovinano l'immagine della Riviera". Da anni comitati di quartieri, associazioni ambientaliste, operatori turistici e istituzioni si battono contro lo stoccaggio e ora si rischia di cominciare un'altra crociata. Senza dimenticare l'allarme trivelle sulle colline, dove si intende trivellare fino a 101 chilometri quadrati per estrarre idrocarburi con un piano che rischia di mettere in crisi l'industria vitivinicola e la coltivazione biologica.
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Corriere Adriatico