San Benedetto, luce per 700mila abitazioni dal moto ondoso del molo sud: energia sostenibile col Piano d’azione Paesc

Il porto di san Benedetto con i due moli
SAN BENEDETTO - Dal moto ondoso intorno al Molo Sud si può produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare circa 700mila abitazioni. Non è...

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SAN BENEDETTODal moto ondoso intorno al Molo Sud si può produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare circa 700mila abitazioni. Non è fantascienza, ma il risultato di uno studio di pre-fattibilità sulla ricerca di fonti alternative ed eco-compatibili.

 

I dettagli

I dettagli sono contenuti nel Paesc (Piano d’azione per l'energia sostenibile e il clima) recentemente approvato dalla giunta Spazzafumo. L’atto dà conto dei risultati di un esperimento effettuato nell’ambito del progetto di cooperazione transfrontaliera finanziato dal programma europeo “Interreg Italia-Croazia”, con in prima linea l’Università di Camerino. L’avvio dell’iniziativa scientifica “Coastenergy” venne presentato in municipio nel febbraio 2020. Poi, complice probabilmente anche lo scoppio della pandemia, la cosa passò in secondo piano. Ora, con l’approvazione del Paesc, se ne torna a parlare. All'interno dello studio si ipotizza la posa di una serie di dispositivi della categoria dei corpi oscillanti, chiamati “wave clapper”, che possono essere installati tramite propri sistemi di ancoraggio su strutture esistenti quali moli, frangiflutti, piattaforme fisse e mobili e producono energia grazie al moto ondoso. Richiedono una profondità del fondale di appena 5 metri. Lo studio ipotizza di realizzare un impianto comprensivo di 100 dispositivi da collocare lungo il profilo esterno del Molo Sud del porto. In base alle caratteristiche locali del moto ondoso sarebbero in grado di produrre complessivamente circa 1,8 GWh/anno di energia elettrica. Sull’applicazione pratica di un volume energetico così vasto (Gigawattora) ci sono varie stime. Alcune, come accennato all’inizio, arrivano a indicarne l’utilizzo per i consumi energetici di ben 700mila abitazioni. All’interno dello studio è segnalata anche la possibilità di adottare dispositivi sommersi, noti come “wave roller”, che potrebbero fornire anche un contributo in termini di riduzione dell'erosione costiera. Poiché per valutare l'applicabilità di questi sistemi sono necessari ulteriori approfondimenti, al momento è stato preso in considerazione solo l'impianto portuale.

Il documento

Nel documento si mette anche in evidenza che il “Piano di gestione integrata delle zone costiere” varato dalla Regione Marche menziona progetti sperimentali per lo sfruttamento dell'energia marina integrati rispetto alla realizzazione di opere di difesa costiera. Dunque, viene segnalata che l'applicabilità dei dispositivi per lo sfruttamento delle “blue energy” (ossia l’energia prodotta dal mare) potrebbe essere valutata anche negli altri Comuni costieri. Il Paesc riconosce che si tratta di un obiettivo non di brevissimo raggiungimento: viene indicato il 2030. I canali di finanziamento potrebbero essere il Pnrr, o fondi strutturali europei.

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Corriere Adriatico