La lotta al Covid-19: il farmaco sperimentale ai primi duecento malati

Proseguono gli esami con i tamponi davanti allo stadio Riviera
ASCOLI  - Come anticipato è iniziata all’Area vasta la sperimentazione di un nuovo farmaco per combattere il Covid-19. Si tratta di un protocollo messo in piedi...

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ASCOLI  - Come anticipato è iniziata all’Area vasta la sperimentazione di un nuovo farmaco per combattere il Covid-19. Si tratta di un protocollo messo in piedi dall’equipe del reparto di Cardiologia diretta dal facente funzione del direttore della stessa Unità, Pierfrancesco Grossi. Il protocollo partito ad Ascoli interesserà circa duecento pazienti affetti da Coronavirus in tutta Italia e solo al termine della sperimentazione si conosceranno i benefici del farmaco. C’è da dire che il test, che vede impegnati diversi istituti di ricerca in tutta Italia ha avuto l’approvazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana per i farmaci. 


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Il farmaco in esame è l’idrossiclorochina usato da molti anni in tutto il mondo per la terapia della malaria e di altre affezioni reumatologiche. Alcuni studi suggeriscono che questo farmaco potrebbe essere di qualche utilità anche nel trattamento delle infezioni da coronavirus, ma non esiste nessuna dimostrazione scientifica che ciò sia effettivamente vero, né si può stimare allo stato attuale quanti pazienti potrebbero realmente giovarsi del trattamento. Volendo risolvere tale incertezza, un gruppo di studio della Cardiologia di Ascoli Piceno diretta, per l’appunto, dal primario, Pierfrancesco Grossi, in collaborazione con Paolo Verdecchia, cardiologo a Perugia, ma sambenedettese, ha elaborato uno studio clinico, già approvato dalla Agenzia Italiana del Farmaco e dall’Istituto Spallanzani, che verrà condotto in diversi centri in Italia. 

Esso si svolgerà sul territorio e per questo avranno un ruolo fondamentale come co-investigatori i medici di base che vorranno aderire. Lo studio è rivolto a tutti i pazienti che manifestano la patologia Covid 19 a domicilio (tampone positivo) e prevede che alcuni di essi, pur continuando tutte le terapie previste ciascuno per il proprio caso, aggiungano a tali terapie l’idrossiclorochina per un periodo di 7 giorni. Questi pazienti verranno confrontati con un gruppo di pazienti che non lo hanno assunto.

Come avviene in questi studi scientifici, detti randomizzati, la decisione se aggiungere o non aggiungere idrossiclorochina sarà casuale. Una scelta random nella selezione dei pazienti che è in linea con i protocolli che vengano seguiti durante le fasi di sperimentazione di nuovi farmaci e che consentirà con una approssimazione elevata di comprendere quali sono i reali risultati e benefici della somministrazione del farmaco in esame. Senza la randomizzazione, sarebbe impossibile qualsiasi termine di confronto tra chi è stato sottoposto alla cura con l’idrossoclorichina e chi no. 


In ogni caso, dopo due settimane verranno eseguiti tamponi di controllo per poter controllare l’andamento della malattia e in particolare se si è manifestata la guarigione (ovvero l’avvenuta negativizzazione del tampone in due campioni consecutivi). I risultati aggiungeranno preziose informazioni che potranno aiutare la comunità medica a sviluppare protocolli terapeutici di intervento precoce con l’intento di arginare il decorso della patologia. Non c’è dubbio che le scarse conoscenze sulla nuova patologia hanno contribuito alla rapida diffusione del virus e purtroppo ad un considerevole tasso di ospedalizzazione e letalità che possono essere imputabili alla mancanza di indirizzi terapeutici adeguati che se disponibili ed utilizzati precocemente potrebbero cambiare la storia della patologia e della pandemia stessa. Sta di fatto che con l’inizio della sperimentazione del farmaco, Cardiologia dell’ospedale Mazzoni di Ascoli si conferma come uno dei centri di eccellenza non solo a livello italiano, ma internazionale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico