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ASCOLI - Crescono gli infortuni sul lavoro, aumentano quelli mortali. Il dato del primo semestre 2022 dipinge un quadro in peggioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sia nelle Marche sia nella provincia ascolana i numeri sono purtroppo in ascesa: +33,12% gli infortuni nel Piceno (+27,13 nelle Marche), quelli mortali salgono da 2 a 3 (+50%) con medesimo trend nella regione.
Malattie professionali
Il dato delle malattie professionali denunciate invece subisce un calo: nella provincia di Ascoli passano da 427 a 355 (-16.8%), mentre nelle Marche si registrano 3.218 casi contro 3.404 nel periodo precedente (-5.46%). Di queste il 68% sono uomini, in diminuzione, e il resto donne (+0.40%). Industria e servizi registrano 2.827 casi con un calo del 5.36%, agricoltura 365 denunce (-7.36). Le principali malattie professionali registrate nelle Marche nel primo semestre 2022 sono: tumori 21 (erano 15), sistema nervoso 587 (621), orecchio 127 (140), sistema osteo-muscolare 2.164 (2.268), disturbi psichici. «I dati dimostrano come con la ripresa delle attività produttive sono tornati a crescere gli infortuni, mortali e non. Il fenomeno si registra anche nella provincia picena – afferma il presidente del Comitato provinciale Inail, Guido Bianchini -. In calo le malattie professionali dopo gli incrementi registrati negli anni precedenti: l’emergenza sanitaria e lo smart working, ancora utilizzato, hanno generato una riduzione dell’esposizione a rischio per gli eventi “tradizionali”. Non basta solo la denuncia e l’indignazione, ma occorre agire e far rispettare le norme. Per contrastare gli infortuni è essenziale il coinvolgimento delle parti sociali e in via diretta delle imprese e dei lavoratori; restano in ogni caso centrale la formazione e l’informazione».
L'impegno dell'Inail
L’Inail è da sempre impegnata nella lotta contro gli infortuni sul lavoro e nella prevenzione. «Si può fare di più anche con una forte azione condivisa della sicurezza, con il coinvolgimento di tutti gli attori sociali presenti nei comitati consultivi provinciali. È quindi vitale che l’azione preventiva sia reale e non teorica – aggiunge Bianchini -. C’è la necessità di una strategia nazionale concertata con regioni, gli Spsal, l’ispettorato del lavoro e le rappresentanze dei lavoratori per un’analisi dei fenomeni al fine di intervenire sulle cause».
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