ASCOLI - Ha trascorso sette mesi recluso prima in una cella del carcere di Pescara e poi in quello di Alessandria. Da qualche giorno, invece, Stefano Manni - il quarantottenne...
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Per questo motivo, ha trascorso questi primi giorni a telefonare ai parenti dicendosi pentito per quello che aveva fatto e per quanto fatto patire loro in questi mesi.
Già dal carcere aveva scritto di suo pugno una lettera con la quale si dissociava e prendeva le distanze dal movimento Avanguardia Ordinovista e ora si dice pentito.
Chi sicuramente sono decisamente più sollevati, ora, sono i suoi genitori ed anche il fratello che sin dallo scorso mese di dicembre, quando per Manni scattarono le manette ai polsi, gli è stato vicino e lo ha aiutato nei momenti più duri.
Chi ha parlato con il presunto capo di quella che per l’accusa era una organizzazione eversiva che aveva in animo di mettere in atto una vera e propria strategia della tensione, dice di averlo sentito sinceramente provato, affranto e profondamente segnato dall’esperienza del carcere.
Tra le persone che di tanto in tanto Manni ha sentito al telefono in questi giorni c’è anche Marina Pellatti, la sua compagna finita anche lei nell’inchiesta e, come il quarantottenne ascolano, destinataria di un provvedimento cautelare nei suoi confronti.
Nei prossimi giorni, Stefano Manni, potrebbe ricevere la visita che attende più di ogni altra :quella dei suoi due figli che non abbraccia da diversi mesi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico