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ANCONA - «Negli ultimi mesi abbiamo rilevato due dati: il primo è che si rivolgono a noi sempre più giovani donne; il secondo è che la vittima tende a tollerare meno, cerca di uscire prima da situazioni di violenza». È il quadro composto dall’avvocato Roberta Montenovo, presidente di Donne e Giustizia, l’associazione che dal 1984 offre assistenza legale e psicologica alle vittime di qualsiasi tipo di violenza.
«L’età delle persone che chiedono aiuto – ha detto la presidente – si è abbassata, anche al limite dei 18 anni. Da un lato, il fatto che si interfaccino con noi è un buon segno: vuol dire che le vittime non lasciano correre le situazioni che vivono.
Le informazioni
Non sempre chi si rivolge alle specialiste del centro denuncia l’autore delle violenze. «Hanno bisogno principalmente di capire – ha continuato la presidente - quali sono gli strumenti a loro disposizione e i percorsi che possono accompagnarle nel momento in cui si distaccano dal marito o dal compagno violento. Non è detto che si arrivi alla denuncia immediata. Questo vale soprattutto per chi ha una lunga storia di abusi alle spalle, situazioni incancrenite di violenza ciclica, dove a un certo punto si giunge all’esasperazione».
Quando? «Solitamente quando si arriva a temere per la propria incolumità o per quella dei propri figli». Che passa dalla consapevolezza di un amore malato. La violenza più difficile da denunciare è quella «psicologica, ma anche sessuale se avviene tra le mura domestiche. Sono abusi che a volte la donna tende a non riconoscere perché scatta il pensiero: “siccome è mio marito/compagno, allora non è un sopruso. In questo caso, bisogna fornire gli strumenti per far capire che certe situazioni sono delle vere e proprie violenze».
Un’altra difficoltà è portata «dal giudizio che gli altri possono avere sulla vittima, il pensiero di non poter essere creduta. I reati di violenza di genere tendono a mettere la vittima al centro, non l’autore. Spesso questo blocca la donna non dal percorso d’uscita dal rapporto, ma dall’intraprendere un percorso penale».
Il dato
Il 2021 è stato chiuso dall’associazione con la presa in carico di circa 140 donne, tendenza simile agli anni precedenti «anche se a livello nazionale il trend delle richieste d’aiuto è aumentato». Complice il lockdown, in cui «possono essere esplose situazioni di violenza, acuite dalla convivenza forzata». «Oggi – ha concluso l’avvocato Montenovo – le donne hanno una maggiore consapevolezza di agire, probabilmente anche acuita dal Codice Rosso. Il messaggio fatto passare, “denunciate”, è arrivato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico