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STAFFOLO - Il mondo dell’enologia italiana piange un grande produttore. Si è spento Lucio Canestrari, 62 anni, strappato ieri mattina da una malattia breve e crudele alla sua famiglia e al lavoro appassionato di vigneron. Un personaggio Lucio, che con la sua genuinità e il grande spessore umano ha saputo esportare il nome di Staffolo, attraverso i suoi vini, in tutto il mondo.
La famiglia, originaria di Staffolo, lascia le Marche per trasferirsi a Roma dove il padre apre un ristorante. Lui e il fratello Paolo crescono tra i tavoli dell’attività di famiglia, ma il richiamo della terra e delle origini è troppo forte. Così negli anni ’80 il padre decide di investire nella terra natìa, Staffolo, e acquista un terreno di un ettaro in contrada Coroncino dove sorge già un vigneto. E’ l’occasione che Lucio coglie al volo, trasformandosi in viticoltore. Estirpa il vigneto esistente per crearne un altro ex novo. E quello sarà il suo mondo, sempre più importante. Insieme alla moglie Fiorella De Nardo, di origine veneta, ampliano i terreni arrivando a tre ettari. La prima produzione vinicola viene imbottigliata nel 1989.
Oggi, la Fattoria “Coroncino” si estende per 13,5 ettari sulle colline del Verdicchio. Le produzioni sono rigorosamente di denominazione e i vigneti sono certificati bio. I suoi vini, dal celebre Gaiospino a tanti altri, hanno fatto incetta di premi (bicchieri e grappoli non si contano) e girano per enoteche e ristoranti di mezzo mondo. La grande attenzione alla terra, al rispetto dell’ambiente, sono alla base della filosofia dell’azienda vinicola fondata da Lucio Canestrari e portata avanti oggi soprattutto dal figlio Valerio. Una produzione media annua di 45.000 bottiglie, non di più, non di meno. «Ndo arivo metto ‘n segno», era il motto di Lucio che voleva sempre dire la sua quando si trattava di produzioni, di qualità, di ordini. «Faceva quantità limitate di produzioni per valorizzare la qualità dei prodotti – lo ricorda con commozione il sindaco di Staffolo Sauro Ragni – rivendicava il suo ruolo e la sua professionalità anche sui tavoli regionali e con gli organismi sindacali, si batteva per il territorio. E’ stato uno dei fondatori del Comitato per la valorizzazione del Verdicchio di Staffolo, riuscendo a tramandare i suoi valori e l’amore per questo lavoro al figlio Valerio)». Una famiglia anche impegnata per la collettività, che oggi ha tutta la vicinanza del mondo dell’enologia marchigiana e non solo. «Esprimo il cordoglio mio e di tutta la cittadinanza – conclude il sindaco –. Per Staffolo sono mesi durissimi, abbiamo pianto prima il dottor Cruciani, poi la dottoressa Pollonara e adesso Lucio».
Canestrari lascia la moglie Fiorella, i figli Gaia, Valerio e Fulvio, il genero Denton, la nuora Monica, le nipoti e il fratello Paolo.
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Corriere Adriatico