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ANCONA S'allarga, magari s'allunga, moltiplica l'effetto che fa. Sfrutta la scia, Michele Bernetti: «L'apertura del primo cinque stelle ad Ancona? È un salto di qualità». Punta sull'efficacia dei fatti il leader di Umani Ronchi, cantina-icona di Osimo, che è anche titolare del Grand Hotel Palace. «Significa avere un pacchetto d'offerte di pregio, che peraltro è anche un nostro obiettivo. Siamo già attrezzati, abbiamo rinnovato il nostro albergo da poco tempo». Arriva alla sintesi dell'accoglienza emozionale dalle sue camere con vista, sul porto e sul filo dell'orizzonte dell'Adriatico: «Stiamo per compiere un altro passo avanti, vedrete».
La rotta
Dev'essere la messa in pratica del corollario dell'emulazione, di cui è convinto sostenitore Ludovico Scortichini, tour operator, ad di Go World, e presidente di Confindustria turismo. Bernetti mantiene la rotta: «Siamo allineati». Segue la deduzione logica: «Le occasioni ci sono, mancano le situazioni che le rendano imperdibili. Due grandi fiere l'anno, per esempio?». La sua traiettoria ideale scorre tra Bari-Bologna-Verona, là dove il ritmo del viavai viene cadenzato da appuntamenti fissi e di culto. Dal vino alla cosmetica, alla mostra internazionale del Levante, si fa così. «Sono manifestazioni - è la sua convinzione - che catalizzano l'attenzione del visitatore sulla città». Collega i punti del rebus dorico: «Qui c'è il movimento legato al business, del porto e della Regione.
L'attenzione
In un ambiente di rarefatta eleganza, azzurrato dal mare che riempie la geometria delle finestre, Lorenza Castellani riepiloga: «Una grande soddisfazione, vuol dire che Ancona merita attenzione». Dal suo Grand Hotel Passetto, che s'inerpica sul Conero, alle suite esclusive su corso Stamira annulla le distanze: «Va bene per tutti, è uno stimolo per crescere». Con garbo, vorrebbe sciogliere il nodo del richiamo, ancora troppo flebile, dei viaggiatori: «Mancano infrastrutture efficaci e un'offerta adeguata: ristoranti, musei, mostre». La sua più che un'ambizione è un auspicio: «Sarebbe opportuno avere un polo di attrattività culturali almeno di respiro nazionale». Consolida la tesi grandi-eventi. «Noi - osserva sconsolata - non adiamo oltre la dimensione regionale». Vorrebbe moltiplicare l'effetto.
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