Senigallia, non si compra più l'auto ma il venditore pretende la percentuale

Senigallia, non si compra più l'auto ma il venditore pretende la percentuale
SENIGALLIA - Va in una concessionaria, si mette d’accordo con il proprietario per la vendita di un’Audi, ma alla fine l’affare salta. E con la mancanza di soldi...

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SENIGALLIA - Va in una concessionaria, si mette d’accordo con il proprietario per la vendita di un’Audi, ma alla fine l’affare salta. E con la mancanza di soldi in entrata, un affiliato del gestore dell’attività commerciale – a cui sarebbe spettata una parte dell’incasso – cerca di far redimere l’acquirente appena sfumato. Non con le parole e un’opera di convincimento tipica dei commerciali, ma con le botte e la pretesa di denaro a titolo di risarcimento per la mancata compravendita. È questo il contesto ricostruito dalla procura per il procedimento finito ieri mattina al quinto piano del palazzo di giustizia.

 
Imputato con l’accusa di estorsione è un 45enne anconetano difeso dall’avvocato Andrea Natalini. Stando agli investigatori, il 28 luglio 2013 l’uomo avrebbe aggredito un operaio fanese per poi costringerlo a ritirare al bancomat la somma di 500 euro. I soldi sarebbero stati necessari a pagare l’affare non andato a buon fine e legato all’acquisto di un’Audi A3. Una sorta di risarcimento per la perdita di tempo dovuta alla contrattazione e il mancato acquisto. La vittima, pochi giorni prima di essere minacciato dall’imputato si era infatti presentato in una concessionaria di Senigallia per comprare una vettura. Nella struttura aveva trovato sia il gestore dell’autosalone che il 45enne, volto noto alle forze dell’ordine. Parte del ricavato dell’acquisto, stando a quanto contestato dalla procura, sarebbe proprio dovuto finire (in nero) nelle mani dell’imputato.

È per questo che, dopo il dietro front del fanese, il 45enne avrebbe inscenato l’estorsione, partita con una serie di minacce: «O t’ammazzi da solo o t’ammazzo io» avrebbe detto l’anconetano alla vittima, come emerso ieri in udienza. Il 28 luglio di cinque anni fa il 45enne avrebbe prima schiaffeggiato l’operaio per poi costringerlo a portarsi di fronte a un bancomat e ritirare la somma di 500 euro. La carta, in quell’occasione, era stata però “mangiata” dallo sportello. Così l’imputato aveva preso in ostaggio lo scooter della vittima e i suoi documenti personali. Per la restituzione avrebbe dovuto pagare 250 euro. Subito dopo lo scambio, il fanese era andato dai carabinieri per raccontare l’accaduto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico