Senigallia, calci e schiaffi quando era incinta: «Ti ammazzo». Condannato l'ex violento

Senigallia, calci e schiaffi quando era incinta: «Ti ammazzo». Condannato l'ex violento
ANCONA - Insultata, spintonata, presa a calci e minacciata: «Io ti ammazzo». La base accusatoria improntata dalla procura ha portato ieri alla condanna di un 35enne...

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ANCONA - Insultata, spintonata, presa a calci e minacciata: «Io ti ammazzo». La base accusatoria improntata dalla procura ha portato ieri alla condanna di un 35enne del Senigalliese, accusato di maltrattamenti in famiglia dopo la denuncia sporta nell’aprile dello scorso anno dall’ormai ex compagna, una 32enne, madre di una bambina. L’uomo, che ha proceduto con il rito abbreviato, è stato condannato a un anno e quattro mesi. Il gup Alberto Pallucchini del Tribunale di Ancona ha subordinato la sospensione condizionale della pena alla frequentazione di un percorso riabilitativo destinato a uomini maltrattanti. 

 

I fatti

Stando a quanto denunciato ai carabinieri dalla vittima, parte civile con l’avvocato Corrado Canafoglia, i maltrattamenti sarebbero partiti poco dopo l’inizio della relazione ed esplosi nel bel mezzo della pandemia. In mezzo, il periodo di gravidanza della 32enne e la nascita della loro figlioletta. Alla base dei soprusi contestati ci sarebbe stato un senso di controllo da parte del 35enne, tanto che lui - secondo l’accusa - era arrivato ad installare di nascosto sul telefono della compagna un’applicazione per sapere dove lei si trovasse. Inoltre, l’avrebbe indotta a tagliare o, comunque, ridurre, i rapporti con la sua cerchia di amici. 

Il lancio di oggetti

In più occasioni, l’uomo avrebbe esploso la sua rabbia al culmine dei litigi domestici, lanciando addosso alla donna oggetti vari, come avvenuto durante il periodo di Natale del 2018, quando aveva scaraventato l’albero di Natale a terra. La donna, nella denuncia sporta ai carabinieri, ha raccontato di insulti e continui svilimenti. «Sei una cretina, non capisci niente». Non sarebbero mancate le minacce: «Ti ammazzo». Nel compendio probatorio hanno trovato posto anche le aggressioni fisiche, anche se mai refertate dai medici del pronto soccorso. Ci sarebbero stati spintoni, calci nel sedere e schiaffi. Alcune aggressioni sarebbero avvenute quando la donna era incinta, altre quando era presente la bambina. La vittima sostiene di aver preso uno schiaffo quando teneva la piccola in braccio. 


La quantificazione del risarcimento del danno alla donna dovrà essere valutata in sede civile. La difesa, rappresentata dall’avvocato Marta Mereu, ha sempre rigettato ogni contestazione. Ci sarebbero stati semplici litigi, mai sfociati in maltrattamenti fisici o psicologici. L’uomo non ha mai ricevuto alcuna misura cautelare.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico