SENIGALLIA - Un incendio è stato appiccato nella notte tra giovedì e venerdì all’interno del negozio “Sicilia in tavola” di via Garibaldi a...
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Il negozio è chiuso dalla metà di dicembre quando i carabinieri hanno arrestato il gestore, un catanese 36enne per una pena definitiva che il fruttivendolo sta scontando in carcere. Dal 14 dicembre scorso il negozio è rimasto abbandonato con all’interno frutta e verdura. Con il passare dei giorni è marcita, scatenando le lamentele del vicinato. Secondo quanto riferito ai militari, il proprietario dell’immobile avrebbe ricevuto molte sollecitazioni ad intervenire da residenti e commercianti limitrofi per via del forte odore che proveniva dal negozio. Lui, con estrema difficoltà, visto che il gestore si trovava in carcere, non è riuscito in tempi rapidi a risolvere il problema. Lunedì però alcuni parenti del 36enne si sono recati sul posto, hanno portato via il bancone, il frigorifero e altra attrezzatura. Hanno poi accatastato all’esterno le cassette di legno, chiamando il servizio per la raccolta dei rifiuti, che giovedì le ha ritirate per smaltirle.
Tutta la frutta e la verdura marcia è stata messa all’interno di sacchi che ieri sera erano davanti al marciapiede. Stamattina era previsto il ritiro. Nel cuore della notte, secondo quanto appurato dai militari guidati dal maggiore Cleto Bucci, qualcuno si è introdotto all’interno del negozio alzando la saracinesca che era abbassata ma non chiusa con un lucchetto. Ha poi accatastato qualche cassetta rimasta dentro con materiale di scarto e ha appiccato l’incendio. La ricostruzione della dinamica è stata fatta anche sulla scorta dei primi rilievi effettuati dai vigili del fuoco, intervenuti per domare il rogo. Anche loro hanno subito confermato il dolo. Le indagini ora proseguono per accertare chi possa aver compiuto il gesto. Chi fosse a conoscenza di informazioni utili, per risolvere il caso, è pregato di recarsi presso la caserma per aiutare i carabinieri a rintracciare il responsabile e assicurarlo alla giustizia. Finora nessun testimone. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico