FABRIANO Trovano lungo un sentiero un cucciolo di capriolo e lo portano dal veterinario convinti che avesse le zampe posteriori fratturate. Quello inscenato nella vicinanze di San...
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Spiega Laura Gozzi, volontaria dell’Associazione protezione animali di Fabriano: «Sempre più spesso gli escursionisti raccolgono cuccioli di capriolo, daino e cervo in bezzo ai boschi. Questo è un modo di fare sbagliato, i cuccioli vengono posizionati nell’erba alta proprio dalla madre per difenderli dai predatori. Durante le ore notturne il piccolo viene allattato dalla madre che mai durante il giorno si avvicina al suo piccolo per non attirare l’attenzione dei predatori come lupi e volpi. Ora questo cucciolo di capriolo dovrà essere allattato fino al mese di settembre poi se tutto va bene passeremo ad una alimentazione solida per arrivare ai primi di marzo del prossimo anno mese in cui si potrebbe ipotizzare il rilascio allo stato brado».
Un percorso quanto mai complicato, per non parlare delle difficoltà che questo animale troverà nel momento del rilascio: «I caprioli sono animali selvatici ma se crescono assieme ad un essere umano tendono a socializzare - riprende la Gozzi -. Per questo motivo in questi mesi eviteremo di trattarlo come un qualsiasi animale domestico. Stiamo parlando di un cucciolo che avrà al massimo una settimana di vita ecco spiegato il perché delle zampe posteriori piegate su se stesse. Riportarlo nel bosco dopo che è stato a contatto con altri odori non verrebbe mai riconosciuto dalle madre, morirebbe di fame». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico