OSTRA VETERE - Si vedrà in Cassazione se davvero un tutore dell’ordine, quando spara alle ruote di un’auto in fuga, rischia una condanna per omicidio colposo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Reazioni che stridono con la serenità con cui, per tutte le udienze, l’appuntato Basconi - ora in servizio alla centrale operativa della Compagnia di carabinieri di Senigallia - è stato presente in aula durante i due gradi di giudizio, accettando serenamente i verdetti, senza un minimo moto d’insofferenza, sempre fiducioso che prima o poi ci sarà un giudice a decretare la sua innocenza e sancire che la sera del primo febbraio 2015 fece solo il suo dovere, cercando di fermare a Ostra Vetere un suv di una banda di ladri in fuga, tirando agli pneumatici. Anche l’altro ieri, chi era in corte d’appello durante il processo a porte chiuse ha sentito Basconi rasserenare i suoi avvocati, Mario e Alessandro Scaloni, che s’erano spesi fino in fondo per ribaltare il verdetto di primo grado, e tutti coloro, tra cui anche molti colleghi e ufficiali dell’Arma, che erano lì per testimoniargli solidarietà. «Non preoccupatevi, vinceremo in Cassazione», ha detto. Prende le difese dell’appuntato anche il sindaco di Ostra Vetere Luca Memè: «Basconi è una bravissima persona e siamo amareggiati, anche se la sentenza è un po’ migliorata, Sappiamo tutti dov’era il torto e dove la ragione».
Al di là delle sorti giudiziarie dell’appuntato Basconi, c’è il rischio - come segnalato anche dalla difesa nei motivi d’appello - che i tutori dell’ordine escano indeboliti da sentenze come questa. «Adesso c’è il rischio - aveva fatto notare già dopo il primo grado dall’avvocato Mario Scaloni - che un carabiniere o un poliziotto ci pensi dieci volte prima di sparare alle gomme di un’auto con una banda di ladri o rapinatori in fuga. E che ladri e rapinatori divengano sempre più spregiudicati».
Un tema sul quale riflette, all’indomani della sentenza d’appello, anche l’avvocato Italo D’Angelo, ex questore di Pesaro con una lunga carriera da dirigente della Polizia di Stato che l’ha visto in prima linea nell’antiterrorismo, nell’anticrimine e nella Squadra Mobile di Ancona. «Una volta il Poliziotto urlava al ladro in fuga “fermo o sparo!”, ma oggi quale avvertimento daranno le forze dell’Ordine? “Fermo , che potrei sparare ?”», cerca di sdrammatizzare il dottor D’Angelo, ricordando che prima di prestare servizio per 32 anni nella polizia aveva indossato per un anno gli alamari da carabiniere. «La verità è che le forze dell’ordine sono sempre più sole e la criminalità sempre più agguerrita. Ma non bisogna fare confusione - ammonisce D’Angelo -: non sono i giudici a sbagliare nell’emettere queste sentenze, è la politica che non è in grado di varare leggi per la difesa dei cittadini e per assurdo per la difesa di chi è chiamato a difenderli». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico