Trovato cadavere in casa a 34 anni Il sogno infranto del profugo fornaio

Trovato cadavere in casa a 34 anni Il sogno infranto del profugo fornaio
MONTEMARCIANO - Il sogno realizzato poi un malore, beffardo, che spezza quel futuro che aveva iniziato ad intravedere. È morto così Abdoul Aziz Adamousaki, 34enne...

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MONTEMARCIANO - Il sogno realizzato poi un malore, beffardo, che spezza quel futuro che aveva iniziato ad intravedere. È morto così Abdoul Aziz Adamousaki, 34enne nigeriano, trovato morto ieri mattina in un appartamento lungo la Statale di Marina di Montemarciano. Era scappato dal Niger, il suo paese dilaniato dalla guerra, per ricominciare a vivere in Italia. Dopo un periodo duro, di sacrifici e solitudine, ora aveva un lavoro e una vita serena. 


 

«È arrivato come profugo e noi l’abbiamo accolto nel 2013 per un paio di anni – ricorda Giovanni Bomprezzi, direttore della Fondazione Caritas di Senigallia –, mi è rimasto sempre particolarmente impresso per la sua educazione e gentilezza. Non ci ha mai dato problemi. Poi, trovato un lavoro, è andato via ed ora era completamente autonomo. Mi addolora molto la notizia della sua scomparsa». Un umile galantuomo. Terminato il progetto Sprar è stato accolto dalla Caritas di Senigallia che l’ha sostenuto per alcuni anni anche a distanza, con i pagamenti, ma adesso ce l’aveva fatta. Lavorava come panettiere in un forno di Marina. Da qualche giorno era sparito. Il medico legale che l’ha visitato ieri ha stabilito che la morte risalirebbe ad almeno un paio di giorni prima. Sarebbe morto mercoledì. Sono stati i residenti a chiamare i carabinieri, sentendo un forte odore uscire dall’appartamento. I vigili del fuoco hanno aperto la porta, chiusa a chiave dall’interno, e dentro riverso a terra, tra la cucina e il bagno il corpo ormai senza vita di Abdoul. Si era sentito male, probabilmente aveva cercato di raggiungere il bagno ma non c’era riuscito. 


Il decesso è sopraggiunto per cause naturali, un malore. «L’ho visto l’ultima volta alla Festa dei popoli a Senigallia ad ottobre – racconta Mohamed Malih, presidente della Consulta degli Immigrati –, sembrava stare bene. Ricordo che volle fare una fotografie con me, stringendomi forte la mano. Sempre cordiale e disponibile. Dopo un periodo in Caritas ce l’aveva fatta: ora aveva una casa e un lavoro stabile. Mi dispiace moltissimo». Della sua tumulazione si farà carico il Comune, non avendo parenti in città. «Ci penseremo noi – conferma il sindaco Liana Serrani –, sono davvero dispiaciuta per questa giovane vita spezzata». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico