Massimo Bosio travolto da un pirata della strada: «Salvato da due sconosciuti, mi piacerebbe incontrarli»

Massimo Bosio travolto da un pirata della strada: «Salvato da due sconosciuti, mi piacerebbe incontrarli»
SENIGALLIA È salvo grazie ad una coppia di sconosciuti Massimo Bosio, il centauro 51enne falciato da un pirata della strada sulla Corinaldese una settimana fa. ...

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SENIGALLIA È salvo grazie ad una coppia di sconosciuti Massimo Bosio, il centauro 51enne falciato da un pirata della strada sulla Corinaldese una settimana fa.

 

«Sono stati i primi a fermarsi e soccorrermi – racconta - mi hanno salvato la vita usando la mia cintura dei pantaloni per fermare l’emorragia, altrimenti probabilmente sarei morto su quell’asfalto, dissanguato. Mi piacerebbe incontrarli e ringraziarli». Dall’ospedale di Torrette, dov’è ricoverato, ricorda quel giorno. «Con la mia Harley-Davidson stavo raggiungendo mia moglie in spiaggia. Fortunatamente la macchina dei soccorsi si è mossa velocemente poi ci sono volute più di 6 ore di intervento con l’equipe medica, coordinata dal professor Di Giulio, che è riuscita a ricompormi la caviglia spezzata nell’impatto. Ho ferri piantati in ogni dove nel piede, cuciture con filo metallico chirurgico a ricomporre tendini e ossa».

Il pirata della strada

Nonostante i due angeli custodi è in quelle condizioni per colpa di un pirata della strada. «Purtroppo viviamo in una società dove molti pensano solo a se stessi e non si curano del prossimo - prosegue -, il pirata della strada che mi ha cambiato la vita è un giovane 23enne ubriaco e drogato, fuggito dopo l’incidente senza prendersi le proprie responsabilità, senza soccorrermi ma ha avuto però la lucidità di uscire di strada per cancellare i segni della mia moto dalla sua auto».

La ricostruzione dell'incidente

Bosio crede che la successiva uscita di strada, in cui la macchina è stata distrutta, sia stata intenzionale. «Inutile aspettarsi delle scuse – conclude - non sono arrivate e mai credo arriveranno. A quanto pare non importa sapere le mie condizioni fisiche e psichiche per un fatto così grave. Non serbo rancore nei confronti del ragazzo, anzi provo pietà per tutto quello che dovrà affrontare. In un attimo il suo comportamento ha cambiato due vite: la mia e la sua. Ti ho già perdonato e se hai una coscienza, spero proprio di sì, fallo anche tu. Perdonati, sei giovane hai una vita davanti e molte cose da fare. Io forse non sarò più un motociclista». Non sa nemmeno quando potrà tornare a camminare e come riuscirà a farlo.

 

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Corriere Adriatico