Teamsystem, i dipendenti in sciopero: «Una telefonata per dirci del trasloco a Pesaro»

Teamsystem, i dipendenti in sciopero: «Una telefonata per dirci del trasloco a Pesaro»
JESI Striscioni e bandiere davanti alla TeamSytem di Fontedamo dove lavorano oltre 300 dipendenti. Alle 10,30 hanno abbandonato le loro scrivanie per raggiungere il piazzale,...

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JESI Striscioni e bandiere davanti alla TeamSytem di Fontedamo dove lavorano oltre 300 dipendenti. Alle 10,30 hanno abbandonato le loro scrivanie per raggiungere il piazzale, mentre da casa i lavoratori in smart working hanno messo giù i cellulari. «Una telefonata per avvisarci che i dipendenti sarebbero stati spostati – dice il delegato Fiom, Maurizio Gabrielli – oggi si trovano a spostarsi nuovamente con le loro famiglie e andare a lavorare a 80 km di distanza. Molti hanno già piantato qui le loro radici, tutto questo comporterà grossi problemi». 

 

La decisione

 

 

Arrivata come un fulmine a ciel sereno, la decisione non è stata digerita dai dipendenti, costretti a recarsi a Pesaro, al netto del parziale lavoro da casa di chi ha aderito al progetto interno di diminuzione oraria (e retributiva) denominato light friday. «Non siamo gente abituata a scioperare, per alcuni di noi è la prima volta dopo 40 anni, ma stavolta era un atto dovuto e abbiamo risposto in modo unitario e massiccio», dice il responsabile Rsu interna Simone Marani. Un’azienda florida che pochi giorni prima della notizia aveva espresso i complimenti ai lavoratori e che di punto in biancoli invita ad andare a lavorare in un’altra provincia. «Questo sarebbe il premio?», si chiede Vincenzo Gentilucci delegato regionale Uilm. Lo striscione appeso ai cancelli recitava: “Dignità e rispetto per i lavoratori TeamSystem”.

Due i punti focali sui quali Rsu, sindacati e lavoratori premono. Il primo: la sbandierata attenzione al rapporto con la persona e alle condizioni del lavoratore, dietro cui si nasconderebbe un comportamento all’opposto. Quindi, la contropartita proposta dall’«zienda, costituita dalle due sedi di coworking a Fabriano e Ancona, le cui postazioni sarebbero largamente insufficienti e la durata della soluzione molto incerta (si paventa molto breve). Un’ambiguità, hanno detto i sindacati, testimoniata anche dalla scarsa programmazione che TeamSystem avrebbe dimostrato rinnegando dopo appena 6 anni la scelta di creare un hub da 300 lavoratori nella sede del centro direzionale ex Banca Marche di Jesi. Esprime preoccupazione anche il sindaco Lorenzo Fiordelmondo: «Il mio contributo è attivare una relazione con le forze sindacali, con i lavoratori e con l’azienda. In settimana avremo una call».


L’azienda ribadisce: «Dopo aver valutato attentamente tutte le opzioni, abbiamo deciso di investire con convinzione su questo hub che rappresenta un’eccellenza a livello italiano. L’azienda, consapevole dei possibili disagi che questa transizione potrebbe causare ad alcune fasce circoscritte della popolazione aziendale di Jesi, metterà a disposizione degli ambienti di coworking sia ad Ancona che a Fabriano, che fungeranno da punti di appoggio aggiuntivi. Questa operazione rientra nel più ampio scenario che vede TeamSystem impegnata per incrementare la flessibilità organizzativa e il bilanciamento vita privata-lavoro dei propri dipendenti attraverso la nuova filosofia di lavoro TeamSystem. Ad oggi, infatti, l’83% dei dipendenti lavora in settimana corta da lunedì venerdì a ora di pranzo con un utilizzo dello smartworking tra il 60% e 80%».

 

 

 

 

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Corriere Adriatico