Jesi, i lupi entrano nel recinto e sgozzano tre pecore: l'assalto a pochi metri dalle case con i bambini

JESI - Sono scesi fino a valle, seguendo il corso del fiume e le tracce dei cinghiali, poi hanno attaccato il gregge, uccidendo tre pecore gravide che non sono riuscite a...

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JESI - Sono scesi fino a valle, seguendo il corso del fiume e le tracce dei cinghiali, poi hanno attaccato il gregge, uccidendo tre pecore gravide che non sono riuscite a rientrare nella rimessa. Le hanno azzannate al collo e sgozzate, poi sono scappati, forse spaventati dal passaggio di qualche auto. Sono tornati la sera, a divorare le carcasse. Domenica all’alba i lupi hanno attaccato un gregge e adesso c’è paura. Non siamo in alta montagna, ma alla Roncaglia, immediata periferia di Jesi


Polverigi, allarme per i lupi. L'accusa della proprietaria di un capretto sbranato nel recinto su Facebook

Gradara, i lupi fanno strage di pecore e capre poco lontano dal centro


La pianura lambita dal fiume Esino e attraversata dalla ferrovia, che si stende fino all’Oasi Ripa Bianca. Un fazzoletto di terra fertile con quattro case coloniche distanti appena 300 metri dall’Esino, dove resistono quattro famiglie. Resistono alle esondazioni del fiume, che più volte con le piogge torrenziali è uscito dal suo letto arrivando fino alle case. Resistono alle volpi che hanno assalito il pollaio. Resistono ai cinghiali, che spesso si sono mangiati i raccolti facendo danni alle colture. Ma non resistono alla paura dei lupi, quella no. Perché il rischio maggiore non è per gli animali da cortile, per il gregge di pecore letteralmente dimezzato, i pony, le caprette e gli agnelli. Ci sono le famiglie con i bambini. 

«Abbiamo il terrore di imbatterci nei lupi - dice Massimo Glorio dell’azienda agricola “Valeri Giulia” della sua famiglia - perché sono arrivati fino al cortile, a pochi metri dalle abitazioni. Hanno trovato un buco nella rete del recinto delle pecore (uno spazio recintato di mezzo ettaro), le hanno assalite e sono riusciti a sgozzarne tre, quelle gravide che non potevano correre». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico