JESI - Maltrattata dalla suocera e dal marito che l'avrebbe anche portata in ospedale e fatta abortire con l'inganno a Jesi, l'11 aprile 2011, barando sulla traduzione...
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La sua presenza in ospedale quel giorno è stata smentita da un medico anestesista di Jesi che ha ricordato come la struttura avesse propri mediatori per la traduzione. La versione dei fatti che ha raccontato l'uomo è opposta da quella fornita dalla presunta vittima: dopo la morte della prima moglie, l'aveva conosciuta su Facebook e l'aveva sposata dopo due settimane in patria, prima di ritornare in Italia, anche per accudire meglio i figli. I due si erano però poi scoperti troppo diversi per andare d'accordo. La vittima aveva confidato queste proprie difficoltà nella relazione con il marito oltre alla circostanza di essere rimasta incinta.
Proprio la vicina di casa ieri ha confermato che la presunta vittima le confidò che il marito voleva tenere il bambino e che invece lei non ne aveva intenzione perché non era sicura di tenere in piedi la relazione. In seguito lei se ne andò. Il processo si concluderà il 22 ottobre prossimo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico