Il marito muore, lei continua ad incassare la pensione: anziana vedova condannata a 18 mesi

I carabinieri hanno scoperto la truffa dell'anziana vedova
FALCONARA - Quando perse il marito, nel 2009, continuò a riscuotere la sua pensione come niente fosse, per tre anni, finché all’Inps non se ne accorsero....

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FALCONARA - Quando perse il marito, nel 2009, continuò a riscuotere la sua pensione come niente fosse, per tre anni, finché all’Inps non se ne accorsero. «Pensavo fosse la reversibilità, non volevo ingannare nessuno, e poi cosa pretendente da me, sono mezza analfabeta», provò a difendersi al processo, senza schivare però una condanna per truffa ai danni dello Stato.

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Adesso che ha più di 80 anni, la vedova Maria, esponente di una famiglia rom insediata da tempo a Falconara, si vede presentare il conto dalla giustizia: un anno e mezzo di reclusione che sconterà in detenzione domiciliare. Ieri mattina i carabinieri della Tenenza di Falconara hanno dato esecuzione ad un provvedimento di esecuzione pena a carico dell’anziana, che ha precedenti penali per mendicità, furti e truffe. In considerazione dell’età avanzata è stata collocata in detenzione domiciliare presso la propria abitazione, dove sarà soggetta ai controlli dei militari per il rispetto delle prescrizioni.


La vicenda che ha portato l’81enne rom a scontare la pena in casa risale a oltre dieci anni fa. Tra il 2009 e il 2012 l’Inps sarebbe rimasta all’oscuro del decesso del marito della rom, a cui versava un vitalizio mensile di circa 900 euro. Gli incroci tra le banche dati dell’anagrafe e dell’istituto previdenziale non rilevarono anomalie e la vedova - secondo l’accusa che la portò a giudizio - si sarebbe guardata bene dal comunicare all’Inps la morte del marito. Per quasi tre anni avrebbe continuato a riscuotere la pensione utilizzando una delega che quand’era in vita il marito le aveva regolarmente rilasciato. Solo nel 2012 l’Inps scoprì di aver versato circa 35mila euro a un morto e presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Ancomna, che dopo aver indagato sulla vicenda chiese e ottenne il processo della vedova.

Per la pubblica accusa infatti l’anziana ci avrebbe marciato, continuando a riscuotere il vitalizio anche dopo il 2009. Tutt’altra la versione della difesa, sostenuta in aula dall’avvocato Silvia Pennucci. L’anziana avrebbe incassato la pensione in assoluta buona fede, convinta di averne diritto. Essendo pressoché analfabeta - era stata la tesi difensiva - Maria non era in grado di distinguere tra una pensione di reversibilità e quella che invece veniva erogata al marito, priva della trasmissibilità al coniuge. In primo grado venne condannata a due anni, poi la pena le è stata ridotta in appello. Ma restava un anno e mezzo da scontare e ora che la sentenza è passata in giudicato arriva il conto della giustizia.


Truffe del genere, ai danni della Previdenza pubblica, sono piuttosto ricorrenti, benché l’Inps abbia intensificato i controlli incrociando le banche dati per interrompere al più presto l’erogazione di vitalizi a persone scomparse, qualora non ci siano aventi diritto per la reversibilità. Nell’estate del 2019 la Guardia di finanza di Ascoli aveva scoperto un 74enne che per quasi 5 anni aveva continuato a beneficiare di una pensione di invalidità civile, a titolo di indennità di accompagnamento, per una somma di oltre 80.000 euro riconosciuti all’anziana madre ed incassati dopo la morte della donna. Recentissimo invece il caso del falconarese che per tre mesi ha continuato a incassare la pensione accreditata alla mamma di 78 anni, morta e lasciata cadavere sul letto senza avvisare nessuno.

 

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Corriere Adriatico