Botte alla moglie: «Ti uccido». E scappa con la bimba, afghano condannato

Botte alla moglie: «Ti uccido». E scappa con la bimba, afghano condannato
ANCONA Pugni, minacce di morte, umiliazioni. Una volta avrebbe tentato di strangolarla con un cavo elettrico, in un’altra circostanza le avrebbe sottratto il cellulare per...

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ANCONA Pugni, minacce di morte, umiliazioni. Una volta avrebbe tentato di strangolarla con un cavo elettrico, in un’altra circostanza le avrebbe sottratto il cellulare per impedirle di chiamare i carabinieri. Avrebbe pure minacciato di buttare dal balcone la loro figlioletta di 3 anni, per poi prenderla e andarsene di casa con lei. Ma tutte le contestazioni - maltrattamenti in famiglia, rapina e sottrazione di minore - sono decadute, tranne una: le lesioni. È questo l’unico reato per il quale ieri il collegio penale ha condannato a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) e a seguire un percorso di recupero presso un’associazione anti-violenza un afghano di 33 anni, residente a Falconara.

 

Non è stata riconosciuta la continuità dei presunti maltrattamenti, che sarebbero avvenuti nell’arco di due anni. La vittima, anche lei originaria dell’Afghanistan, aveva deciso di denunciare il marito il 27 novembre 2022 quando arrivarono i carabinieri nella loro abitazionea, chiamati dai vicini. L’uomo, con problemi di alcol e ludopatia, era stato arrestato quella sera. Il gip aveva disposto il divieto di avvicinamento alla moglie e alla figlia e l’allontanamento dalla casa familiare, con tanto di braccialetto elettronico. Ieri, alla luce dell’assoluzione per due dei tre capi d’accusa, le misure di prevenzione sono decadute.

L’unico episodio per il quale il 33enne, difeso dall’avvocato Filippo Paladini, è stato condannato, risale proprio alla sera dell’arresto: la moglie (dalla quale non è legalmente separato) aveva raccontato ai carabinieri di essere stata afferrata per le braccia, sbattuta contro il muro e colpita con schiaffi al volto e un pugno alla nuca.

«Ti uccido», le avrebbe urlato il marito, prendendola per il collo, per poi strapparle il cellulare con cui lei voleva chiamare il 112 e portandoselo via di casa insieme alla loro bambina. La vittima era finita all’ospedale per i traumi riportati ai polsi (7 giorni di prognosi). L’imputato, dunque, è stato punito solo per le lesioni, nonostante la procura avesse chiesto la condanna a 3 anni e 3 mesi. 

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Corriere Adriatico