ANCONA - Il Coronavirus calpesta anche la cultura. Un bel guaio per chi ha fatto dell’arte la propria scelta di vita. Lorenzo Venturini, 36 anni, anconetano, era nel pieno...
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«La Compagnia ci ha dato il fermo fino al 5 marzo, quando dovremmo essere a Gorizia, prima di andare a Udine, Imola e al Piccolo di Milano - racconta Lorenzo - Ma ad oggi non sappiamo di preciso quando ripartiremo: l’attesa ci crea grave disagio. Noi attori siamo tornati a casa, le perdite sono enormi per produzioni private come la nostra. Chiudere i teatri è stato un provvedimento esagerato nella misura in cui ristoranti e palestre restano aperti: si è creata una psicosi dilagante che sta portando a misure eccessive e inique». Mentre Agis e Federvivo in una lettera al ministro Franceschini hanno chiesto la dichiarazione dello stato di crisi del settore, che sta perdendo milioni di incassi, nelle Marche è scattata la corsa alla riprogrammazione del calendario.
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«Solo come Amat abbiamo dovuto annullare 35 manifestazioni in regione - spiega Gilberto Santini, direttore Amat - Alcune date purtroppo sono irrecuperabili. Abbiamo calcolato almeno 100mila euro di danni per le spese sostenute solo negli allestimenti e comunicazione. Per ora pensiamo a tranquillizzare il pubblico e salvare il maggior numero di spettacoli, ma dobbiamo fare i conti anche con i blocchi nelle altre regioni che hanno messo in ginocchio le nostre compagnie: non sappiamo ancora come riposizionare, ad esempio, per Alice in Wonderland del 3 marzo a Civitanova. Il danno è enorme, senza trascurare le maestranze artistiche e tecniche che non stanno lavorando. Chiudere la cultura significa colpire un’industria che in Italia è prioritaria».
L’incertezza generale e il balletto dell’ordinanza hanno costretto Marche Teatro a prendere misure drastiche. «Abbiamo stravolto il calendario, ma almeno abbiamo recuperato tutti gli spettacoli - spiega Velia Papa, direttrice di Marche Teatro -. I problemi più grossi riguardano le tournée delle nostre 4 compagnie: a Milano sono stati annullati gli atti unici di Eduardo De Filippo inscenati da Carlo Cecchi, in Croazia è stato cancellato Food». Il Comune farà di tutto per salvare il Festival Cinematica (8-15 marzo), fa sapere l’assessore Paolo Marasca: «La cultura serve anche ad essere preparati ad affrontare civilmente gli imprevisti - spiega - Siamo impegnati a recuperare gli appuntamenti in programma, specie quelli apparentemente meno rilevanti perché in Italia esistono poche tutele per compagnie, associazioni, artisti e operatori della cultura che non rientrano nelle grandi istituzioni». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico