Il dramma dei sipari chiusi: attori e tecnici sono senza lavoro

Il dramma dei sipari chiusi: attori e tecnici sono senza lavoro
Il dramma dei sipari chiusi: attori e tecnici sono senza lavoro
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Venerdì 28 Febbraio 2020, 05:43 - Ultimo aggiornamento: 05:51

ANCONA - Il Coronavirus calpesta anche la cultura. Un bel guaio per chi ha fatto dell’arte la propria scelta di vita. Lorenzo Venturini, 36 anni, anconetano, era nel pieno della tournée nel Nord Italia con lo spettacolo “Arsenico e vecchi merletti”, per la regia di Geppy Gleijeses, con Giulia Lazzarini e Annamaria Guarnieri. Lo stop improvviso è arrivato a Novara: dopo due repliche, lunedì scorso il teatro ha chiuso i battenti, poi è saltata la data di Trieste e, a cascata, tutti gli altri appuntamenti.

«La Compagnia ci ha dato il fermo fino al 5 marzo, quando dovremmo essere a Gorizia, prima di andare a Udine, Imola e al Piccolo di Milano - racconta Lorenzo - Ma ad oggi non sappiamo di preciso quando ripartiremo: l’attesa ci crea grave disagio. Noi attori siamo tornati a casa, le perdite sono enormi per produzioni private come la nostra. Chiudere i teatri è stato un provvedimento esagerato nella misura in cui ristoranti e palestre restano aperti: si è creata una psicosi dilagante che sta portando a misure eccessive e inique». Mentre Agis e Federvivo in una lettera al ministro Franceschini hanno chiesto la dichiarazione dello stato di crisi del settore, che sta perdendo milioni di incassi, nelle Marche è scattata la corsa alla riprogrammazione del calendario.

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«Solo come Amat abbiamo dovuto annullare 35 manifestazioni in regione - spiega Gilberto Santini, direttore Amat - Alcune date purtroppo sono irrecuperabili. Abbiamo calcolato almeno 100mila euro di danni per le spese sostenute solo negli allestimenti e comunicazione. Per ora pensiamo a tranquillizzare il pubblico e salvare il maggior numero di spettacoli, ma dobbiamo fare i conti anche con i blocchi nelle altre regioni che hanno messo in ginocchio le nostre compagnie: non sappiamo ancora come riposizionare, ad esempio, per Alice in Wonderland del 3 marzo a Civitanova. Il danno è enorme, senza trascurare le maestranze artistiche e tecniche che non stanno lavorando. Chiudere la cultura significa colpire un’industria che in Italia è prioritaria».

L’incertezza generale e il balletto dell’ordinanza hanno costretto Marche Teatro a prendere misure drastiche. «Abbiamo stravolto il calendario, ma almeno abbiamo recuperato tutti gli spettacoli - spiega Velia Papa, direttrice di Marche Teatro -. I problemi più grossi riguardano le tournée delle nostre 4 compagnie: a Milano sono stati annullati gli atti unici di Eduardo De Filippo inscenati da Carlo Cecchi, in Croazia è stato cancellato Food». Il Comune farà di tutto per salvare il Festival Cinematica (8-15 marzo), fa sapere l’assessore Paolo Marasca: «La cultura serve anche ad essere preparati ad affrontare civilmente gli imprevisti - spiega - Siamo impegnati a recuperare gli appuntamenti in programma, specie quelli apparentemente meno rilevanti perché in Italia esistono poche tutele per compagnie, associazioni, artisti e operatori della cultura che non rientrano nelle grandi istituzioni». 

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