CHIARAVALLE - Renato Rosati è a casa, malconcio e frastornato, ma vivo. Il padre, Mario, 91enne che martedì mattina voleva uccidere il figlio e gli ha sparato con...
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< Abbraccia teneramente la moglie Rosa, con cui ha un feeling intenso, e ricorda i terribili momenti di martedì mattina. «Stavo uscendo con la macchina insieme a Rosa – dice Renato – per recarmi in un centro riabilitativo vicino all’uscita autostradale di Ancona Sud. Erano le 9,30 quando ho visto la macchina di mio padre ferma nel vialetto che conduce a casa. Aveva lo sportello del lato del guidatore aperto e andavo a passo d’uomo perché in quella situazione due auto lì non passano. All’improvviso lui è saltato fuori dal nulla, si era certamente nascosto nella sua macchina, ha puntato il fucile e ha sparato, in un attimo. Non ho avuto nemmeno il tempo di fare una mossa, di provare a fare marcia indietro o accelerare. Fortunatamente il volante ha parato parzialmente il colpo e il proiettile non mi ha raggiunto se non in pochi punti: ho qualche pallino nel braccio e nell’addome oltre alle ferite che mi hanno causato i vetri. Dovrò tornare all’ospedale Carlo Urbani perché i medici devono ancora valutare l’evolversi della situazione». Renato Rosati non può avere pensieri positivi sul padre anche se in lui non traspare odio o rancore verso l’anziano genitore.
«Un padre cattivo e violento – dice il 66enne ex infermiere – che a mia madre ha causato tanti dolori. I problemi risalgono a 10 anni fa, quando i miei genitori si separarono perché mia madre subiva continue angherie e violenze. Lei chiese la separazione anche se a malincuore e noi figli ci schierammo al suo fianco: mio padre non ce la perdonò. Non ci sono questioni di eredità o di soldi né litigi alla base di ciò che è accaduto martedì. Mio padre non sopportava che il giudice avesse dato ragione a mia madre e lo avesse costretto a pagare una somma mensile di 400 euro più le spese legali. E dire che mia madre, che se è sempre stata una vittima, avrebbe anche voluto tornare a vivere insieme ma lui si era già messo con quella che avrebbe dovuto essere la sua badante e ha 30 anni meno di lui. E così mio padre non ha mai sopportato il fatto che io e mia moglie difendessimo mia madre. Non ce lo ha mai perdonato ma non potevo pensare che volesse uccidermi: è comunque un grande dolore». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico