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ANCONA - «Se non ti rimetti con me, posto online i nostri video intimi e ti rovino». È il ricatto di un uomo dell’Anconetano nei confronti della sua ex compagna.
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Quest’ultima, dopo settimane di paura e tentennamenti, ha deciso di rivolgersi nelle scorse settimane ai poliziotti della questura, in particolare della sezione Reati contro la persona, gruppo specializzato nel trattare indagini con vittime di stalking, maltrattamenti e abusi sessuali. Lui è ora indagato per la torbida minaccia a luci rosse, configurabile nel reato di revenge porn, la fattispecie introdotta nel 2019 con il cosiddetto “Codice Rosso”, corsia preferenziale per le donne che denunciano abusi, siano essi fisici o di natura psicologica.
L’inchiesta, fatta anche di perquisizioni a carico dell’indagato per reperire eventuale materiale probatorio, è ancora in corso ed l’ennesima, di questo genere, trattata dai detective della Squadra Mobile. Lo spazio web sembra essere una nuova frontiera dove poter commettere eventuali reati. Reati che, comunque, rimangono preponderanti tra le mura domestiche. Violenze soffocate, a volte nascoste per la paura di ritorsioni, giudizi e il rischio di vedere sfasciata una famiglia. «Molte delle persone vittime di violenza – racconta Carlo Pinto, vice questore e capo della Mobile – non vengono in questura per denunciare, ma a volte semplicemente per parlare, informarsi, chiedere un consiglio. Il percorso per arrivare alla denuncia è lungo e sofferto, il procedimento penale l’extrema ratio».
«Alcune donne arrivano scoraggiate, titubanti - continua Pinto -.
Corriere Adriatico