ANCONA «Serve buonsenso e rispetto delle regole». Lo afferma Edoardo Rubini, storico bagnino e personaggio della baia di Portonovo all’indomani degli ennesimi...
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«Ho 50 anni e da sempre vivo e lavoro a Portonovo. E da sempre ho monitorato il fenomeno delle frane e smottamenti che scendono dalla fragile falesia del Trave. Dove, nonostante gli avvertimenti, la gente continua a stazionare nella zona proibita, incurante dei cartelli di divieto, magari a fare i fanghi d’argilla o a prendere il sole. Mettendo a repentaglio la propria vita, sono stati tanti gli episodi che potevano essere fatali e che comunque hanno causato ferite a chi stava in un luogo proibito, ed anche quella di noi soccorritori.
L’altro giorno, ad esempio, abbiamo recuperato il turista ferito dal masso e ci siamo allontanati precipitosamente perché quei luoghi sono pericolosi». Nella sua mente ci sono diversi episodi. «Tutti segnati da una matrice comune: infischiarsene degli avvertimenti. Ricordo quando diverse volte la gente è stata costretta a buttarsi precipitosamente in acqua per non essere investita da una frana: e se non ci fosse riuscita?». Poi c’è lo stradello che porta a Mezzavalle. «Altra fonte di pericolo, nonostante gli avvertimenti di affrontarlo con le dovute cautele e con le scarpe adatte. Anche in questo caso la prudenza va tenuta in considerazione».
«Per quanto ci riguarda- conclude Rubini - con il nostro team della Società di Salvamento, una ventina di persone a rotazione per coprire i turni giornalieri, siamo sempre pronti ad intervenire, appena la Capitaneria ci chiama. Ma preferiremmo non farlo. Per questo contino a ripetere: occorre usare la testa e rispettare le regole. Se ci sono i divieti ci sarà pure un motivo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico