«Aiuto, mio figlio mi ha sparato». Colpita alla gamba da un pallino, lui scappa e poi si pente: denunciato

I carabinieri intervenuti al Poggio
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ANCONA - «Correte, mio figlio mi ha sparato». Erano passate da poco le 15 quando la telefonata choc è arrivata al 112. La voce della donna, rotta dalle lacrime, ha fatto temere il peggio. Per questo la centrale operativa del Numero unico d’emergenza ha attivato una task force dei soccorsi per raggiungere il prima possibile un’abitazione del Poggio, teatro di una presunta sparatoria che, per fortuna, non si è rivelata tale. Un falso allarme.

 


La donna, in realtà, era stata colpita alla gamba, di striscio, da un pallino di plastica esploso dalla pistola softair impugnata dal figlio, sotto gli occhi del fratello di lui, al culmine di un litigio scoppiato dopo pranzo per motivi banali. La sua richiesta d’aiuto, però, per un po’ ha fatto pensare ad una possibile tragedia, tanto che da Torrette si è alzata in volo l’eliambulanza del 118. La missione è poi stata annullata perché, prima di atterrare, al Poggio erano già intervenuti un equipaggio della Croce Gialla di Camerano e l’automedica: i soccorritori hanno subito scongiurato scenari cruenti. La cinquantenne, anche se molto agitata, stava bene. Per sicurezza è stata portata al pronto soccorso di Torrette con un codice verde, benché non abbia segni di lesioni alla gamba. Dopo aver esploso il colpo, in preda all’ira, il 21enne, sopraffatto dalla paura, si è dato alla fuga quando ha visto che la madre stava contattando il 112. 


Nell’abitazione di via Gradina, immersa nel verde alle pendici del monte Conero, nel giro di pochi minuti si sono presentati i carabinieri del Poggio per ascoltare la donna e cercare il giovane. Il ragazzo, che si era allontanato dall’abitazione temendo di essere arrestato, si è presentato spontaneamente poco dopo, chiedendo scusa e ammettendo le sue colpe. Con sé aveva una pistola softair alimentata a pallini di plastica, la stessa che ha puntato contro la madre, colpendola alle gambe, ma senza ferirla. Ricostruito il quadro, i militari hanno provveduto a sequestrare l’arma e a denunciare il 21enne per minaccia aggravata. Un reato che, proprio per l’aggravante della pistola, può essere perseguito d’ufficio dall’autorità giudiziaria, nonostante la cinquantenne non fosse intenzionata a procedere con una denuncia nei confronti del figlio. 

 

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Corriere Adriatico