Un patto per piazza del Papa contro la movida violenta, operatori esasperati: «Servono più controlli»

La folla che ha invaso piazza del Papa sabato sera
ANCONA - Il day-after sa di calma apparente. In realtà, piazza del Papa, piena fino ai limiti della capienza, ribolle di rabbia dopo la maxi rissa di venerdì...

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ANCONA - Il day-after sa di calma apparente. In realtà, piazza del Papa, piena fino ai limiti della capienza, ribolle di rabbia dopo la maxi rissa di venerdì scatenata da una ventina di bulli ubriachi. Il sabato sera offre numeri record: ai piedi di papa Clemente XII si toccano punte di 2000-2500 presenze stabili. Non c’è un metro quadro libero. Code si allungano all’ingresso dei locali. In via Gramsci le auto passano a stento, in un pericoloso slalom tra ragazzi col bicchiere in mano.

 

Una transumanza di giovani, molti giovanissimi, inclusi 13-14enni, fanno la spola da una parte all’altra della piazza. Alcuni ragazzini ubriachi si aggirano come zombie nei vicoli più nascosti, da cui proviene un inconfondibile odore di marijuana. Alle 2, orario critico, quando l’alcol raggiunge i picchi dei suoi effetti e in centro si presentano le gang di periferia, la movida è ancora accesa. Tutto fila liscio, almeno stavolta. Negli occhi, però, restano le immagini del sangue a terra, dei tavolini rotti, delle sedie lanciate dai bulli contro clienti, baristi, malcapitati, cinque dei quali finiti all’ospedale.


Una notte di paura che - tuonano gli operatori della piazza - deve restare l’ultima. «Ora basta». L’imperativo rimbalza da un locale all’altro. I gestori sono stanchi, arrabbiati. Temono che a rimetterci siano loro, per colpa di un manipolo di teppisti scatenati, arrivati appositamente dalla periferia per creare il caos. Sulla piazza aleggia lo spettro di nuove restrizioni e chiusure anticipate. No, non sarebbe giusto. E probabilmente non sarebbe quella la panacea dei mali della movida esagerata. Lo si è visto in altre città, come a Jesi. Serve altro. «Un tavolo di lavoro tra noi operatori, istituzioni, forze dell’ordine e associazioni di categoria - dice Dario Argenziano del Jet Set -. Non cambierà mai nulla se si affronta il problema sempre allo stesso modo. Io da un anno e mezzo ho ingaggiato la security, ma ci vorrebbe un coordinamento comune, fra tutti i gestori, per affrontare di petto il problema». L’iniziativa verrà subito messa in atto. Oggi è in programma un incontro tra i commercianti di piazza del Papa e la Confartigianato per individuare una strategia d’azione.


«Vogliamo allestire un tavolo di confronto con le istituzioni perché da soli non possiamo farcela», sostiene Daniele Strati di Chapeau. Anche lui da tempo ha assoldato la vigilanza privata. «Di più non posso fare, serve un supporto delle forze dell’ordine: c’è bisogno di un presidio stabile nelle serate più calda. La sola presenza di due pattuglie, ai lati della piazza, fungerebbe da deterrente o quantomeno accorcerebbero i tempi di intervento. Questi teppisti sono arrivati a mettere le mani addosso a due colleghe, solo perché si erano permesse di chiedere indietro le loro sedie: ma dove siamo arrivati? Qui è una roulette russa, ma vediamo poche forze dell’ordine, specie alle 2, quando nascono i problemi».


I commercianti di piazza del Papa chiedono aiuto. «Comune, questura, prefettura devono darci una mano - è la preghiera di Mauro Ugolini di AnBurger -. Non ha senso criminalizzare la piazza, parliamo di episodi isolati e di atti di violenza che possono verificarsi in qualunque luogo affollato. Il problema è anche di natura sociale: ci sono ragazzi che non c’entrano nulla con la piazza e vengono qui non per sedere ai nostri tavoli, ma solo per picchiarsi. Ma alla fine ci rimettiamo noi, la nostra immagine, le nostre attività perché poi la gente ha paura a frequentare in piazza del Papa, come un tempo aveva paura ad andare allo stadio. Per questo chiediamo aiuto alle forze dell’ordine: solo così Ancona può diventare un’attrattiva civile». 

 

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Corriere Adriatico