Al mercato del Piano tra il rebus dei prezzi e lo stop del restyling: crescono le preoccupazioni

Al mercato del Piano tra il rebus dei prezzi e lo stop del restyling: crescono le preoccupazioni
ANCONA -  Prima l’inchiesta giudiziaria sui presunti appalti pilotati in Comune, poi l’emergenza Coronavirus. Un destro-sinistro che rischia di mettere k.o. il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ANCONA -  Prima l’inchiesta giudiziaria sui presunti appalti pilotati in Comune, poi l’emergenza Coronavirus. Un destro-sinistro che rischia di mettere k.o. il maxi progetto di riqualificazione di piazza d’Armi, fermo al palo. Che ne sarà del nuovo mercato del Piano? Se lo chiedono gli operatori, ansiosi di novità ora che si è entrati nella fase-3, quella della quasi-normalità: da lunedì è tornato operativo anche al pomeriggio il market coperto, struttura vecchia e fatiscente, gelida d’inverno e infuocata d’estate, dove lavorare è diventato un percorso a ostacoli.


LEGGI ANCHE:

Tornare a stringersi la mano dopo la pandemia? Per gli epidemiologi bisognerà aspettare almeno un anno


 
Gli esercenti non vogliono rimanerci un giorno di più, anche se prevale il fatalismo e molti temono che il restyling da oltre 7 milioni non vedrà più la luce. «La cosa fondamentale era tornare a lavorare, ma ora è importante che la macchina non si fermi perché ne va del nostro futuro - dice Daniele Cosci della Macelleria Paolo -. Ok, c’è stato il Covid, ma bisogna ripartire a 360 gradi: sarebbe sufficiente che il Comune ci fornisse un aggiornamento sullo stato di avanzamento del progetto». Che è fermo al concorso di idee vinto da uno studio di Treviso, per il quale era stato avviato il piano di fattibilità tecnico-economica, prima dello stop. Intanto, sarebbe già un successo se venisse installato il nuovo impianto di climatizzazione. «I lavori erano stati annunciati per giugno, speriamo bene - sospira Fausto Buscarini della Macelleria Dorica -. Ma io non la vedo bene: del progetto non si è saputo più nulla, poi salteranno eventi e Notti Bianche e lavorare, per noi, sta diventando sempre più complicato. È come se la gente avesse paura di spendere. Ci trovavamo quasi meglio nella prima fase, quando facevamo consegne a domicilio». Per questo c’è da spingere sull’acceleratore: la rinascita della piazza non può aspettare ancora. «Ma io non ci spero più - dice rassegnato Saverio Binci dell’omonima pescheria -. Si parla da trent’anni di ristrutturare il mercato: anche questo progetto morirà così. A noi non resta che andare avanti: siamo tornati quasi alla normalità, anche se le vendite viaggiano tra alti e bassi». 

Il Coronavirus ha lasciato il segno: le bancarelle si sono ridotte, l’affluenza non è quella di una volta, ma gli operatori comunali devono comunque gestire gli ingressi contingentati. E i prezzi? «Non c’è stata nessuna speculazione - assicura Binci -. Il pesce di stagione è stabile: il merluzzo viene dai 12 ai 18 euro, le fritture sono sugli 8-10 euro». Sul bancone i moscioli di Portonovo sembrano più rigogliosi dell’anno scorso: si vendono a 5 euro al chilo. E la frutta e verdura? «Giusto i fagiolini costano un po’ di più, da 5 a 7 euro al chilo, ma solo per la difficoltà a raccoglierli, il Covid non c’entra niente - spiega Antonio Andreoni -. Ripresa? Insomma. Noi lavoriamo soprattutto con gli anziani. Hanno paura, molti non escono ancora di casa». Sarà, eppure Osvaldo e Mirella Antognini se ne sono appena andati con le buste piene. «Non abbiamo timore, mio marito ha girato sempre in tutto questo periodo - dice lei -. Quanto ai prezzi, non abbiamo notato grosse differenze rispetto ai mesi scorsi». 


Saltano all’occhio quelli delle ciliegie che vanno dai 5 agli 8 euro. «Dipende dalla qualità e dalla pezzatura - spiega Lorenzo Lauretti -. Ma i clienti lo sanno e hanno imparato a fidarsi ancor più di noi durante il lockdown: siamo onesti, non abbiamo approfittato della situazione. Certo, ci vuole ancora un po’ prima di tornare alla normalità. Siamo a un 90%, mi aspettavo una mole di lavoro inferiore dopo tutto quello che è successo». I fruttivendoli, forse, sono quelli che hanno risentito meno della crisi. «Nei primi tempi c’era un po’ di paura, ma adesso è passata - conferma Silvana Gulino -. Almeno da parte nostra non abbiamo avuto bisogno di ritoccare i prezzi: una scelta che ha pagato».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico