Mazzata in testa al collega ai cantieri navali: fu tentato omicidio, condannato a 5 anni

Mazzata in testa al collega ai cantieri navali: fu tentato omicidio, condannato a 5 anni
ANCONA - La procura aveva chiesto una condanna a nove anni e quattro mesi, il giudice ha quasi dimezzato la pena. Se l’è “cavata” con cinque anni di...

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ANCONA - La procura aveva chiesto una condanna a nove anni e quattro mesi, il giudice ha quasi dimezzato la pena. Se l’è “cavata” con cinque anni di reclusione l’operaio bengalese (H.S. le sue iniziali) accusato di aver aggredito all’interno della Fincantieri un suo connazionale con una picchetta.

 

Sconto di pena

La condanna è stata inflitta ieri mattina dal gup Francesca De Palma, dopo la decisione della difesa – rappresentata dagli avvocati Simone Matraxia e Nicola Cagia - di procedere con il rito abbreviato, che garantisce lo sconto di un terzo della pena. L’imputato, 40enne, si trova recluso nel carcere di Montacuto dal giorno dell’arresto, avvenuto a pochi giorni dall’aggressione, risalente al tardo pomeriggio dello scorso 3 giugno. Doveva rispondere di tentato omicidio per aver aggredito in maniera brutale un suo sottoposto, un saldatore di 24 anni. Era finito all’ospedale di Torrette in codice rosso e in pericolo di vita. Per molto tempo la prognosi era rimasta riservata: ha lasciato l’ospedale ad agosto per poi trasferirsi in una struttura riabilitativa fino ad ottobre. Non è più tornato al lavoro e ha avviato le pratiche per farsi riconoscere l’invalidità. A seguito del colpo subito alla testa, il 24enne aveva riportato un trauma commotivo e una frattura cranica. Ieri, era presente in udienza e si è costituto parte civile con l’avvocato Guido Talarico. Frattanto che il giudice civile stabilisca una cifra risarcitoria, alla vittima andrà una provvisionale di 10mila euro. Si è arrivati alla pena di 5 anni con il riconoscimento delle attenuanti generiche. L’imputato, incensurato, si era costituito in questura subito dopo l’aggressione, sostenendo di essere stato lui a colpire il connazionale. La Squadra Mobile lo aveva arrestato dopo la misura cautelare firmata dal gip su richiesta formulata dal pm Serena Bizzarri. Il 40enne era collegato all’aula d’udienza in forma telematica e ha rilasciato dichiarazioni spontanee, ammettendo di nuovo le sue responsabilità e chiedendo scusa alla parte offesa. «Non lo volevo uccidere, è stato un momento di rabbia. Un raptus, chiedo perdono, ho sbagliato» le parole dell’imputato. Sarebbe stato il 40enne stesso a chiamare i soccorsi. 

Licenziato in tronco

Avevano trovato la vittima esanime, a terra. Stando a quanto emerso all’epoca delle indagini, l’aggressione sarebbe scattata dopo un litigio per motivi di lavoro: il 40enne, supervisore di un gruppo di operai, avrebbe chiesto al saldatore di fermarsi più a lungo al cantiere per portare a termine una consegna. Dì lì, un battibecco e poi, secondo l’accusa, il colpo alla testa con la picchetta, arnese da lavoro mai ritrovato. Il 40enne, dopo l’arresto e il carcere, era stato licenziato in tronco. Le parti lavoravano per una ditta esterna alla Fincantieri. 

 

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Corriere Adriatico