ANCONA - «Abbiamo trascorso la serata a bere insieme. Mi sono ubriacato, non ricordo perché abbiamo litigato. Se l’ho picchiata, le chiedo scusa. So solo che mi...
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Non avrebbe spiegato il motivo del litigio con la compagna, una 28enne anconetana, e la successiva aggressione contestata dalla procura. «Mi ricordo solo che mi sono svegliato in cella», ha detto il giovane su cui pende un doppio provvedimento di espulsione a causa delle irregolarità con i documenti per il permesso di soggiorno. Uno è stato emesso dalla questura di Messina e l’altro da quella di Macerata. «Abbiamo passato la serata a bere insieme. Poi, lei è uscita per comprare le sigarette e una bottiglia di superalcolico. Poco dopo il suo ritorno, abbiamo iniziato a litigare, ma non so per cosa. Mi dispiace se l’ho malmenata, è tutta colpa mia». Il gip ha convalidato l’arresto, ma si è riservato sulla misura cautelare da adottare per il futuro del nordafricano.
Fino a ieri pomeriggio, il difensore non aveva ricevuto alcuna comunicazione dagli uffici del tribunale. Brutto segno per il 22enne tunisino. È possibile che possa rimanere in carcere. Anche perché, in caso di domiciliari, non avrebbe nessun parente prossimo a cui appoggiarsi. L’unico domicilio, fino all’arresto, era l’appartamento dove si è scatenata la violenza. La famiglia del 22enne è in Tunisia. Lui è un clandestino, dato che su di lui pendono due ordini di espulsione, evidentemente mai eseguiti. Intanto, alla compagna, salvata in extremis dall’intervento delle Volanti della questura, sono stati refertati dall’ospedale di Torrette 25 giorni di prognosi. Per i cazzotti ricevuti in volto, ha perso due denti. Uno è seriamente danneggiato. Proprio per questo, il sostituto procuratore Rosario Lioniello ha contestato il reato di lesioni personali gravissime.
Al pronto soccorso sono state riscontrate contusioni in varie parti del corpo, sia alla schiena che al capo. Stando a quanto raccolto dalla polizia, il tunisino avrebbe continuato a picchiare la 28enne anche con l’arrivo delle “pantere”. La vittima era stata trovata a terra, immobile e impossibilitata a difendersi da calci e pugni scagliati dal fidanzato. Lui, una volta bloccato e portato in auto non con poca fatica, aveva inferto delle testate contro gli interni della volante. Di qui, l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico