«Ho il diritto di non soffrire più, chiedo solo una morte dignitosa»: la straziante lettera all'Asur di un 43enne tetraplegico

Un manifesto del referendum per l'eutanasia legale
ANCONA - Poco più di due mesi fa, il provvedimento con cui il tribunale di Ancona invitava l’Asur a valutare le condizioni di salute di un paziente tetraplegico per...

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ANCONA - Poco più di due mesi fa, il provvedimento con cui il tribunale di Ancona invitava l’Asur a valutare le condizioni di salute di un paziente tetraplegico per poter eventualmente farlo accedere al cosiddetto “suicidio assistito”. Da allora - era il 9 giugno – l’azienda sanitaria non avrebbe attivato alcuna procedura nei confronti di Mario (nome di fantasia), 43enne ex autotrasportatore marchigiano che da un anno ha iniziato, tramite il Comitato dei giuristi per le libertà dell’associazione Luca Coscioni, una battaglia legale affinché gli venga riconosciuta la possibilità di morire, attraverso la somministrazione del tiopentone sodico, potente barbiturico ad azione ipnotica. 

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A causa del “silenzio” dell’azienda sanitaria, gli avvocati di Mario intraprenderanno nuove azioni legali per sollecitare le procedure imposte dal tribunale. Nel dettaglio, verranno presentate questa mattina a piazza Cavour, dove saranno presenti Filomena Gallo (segretario associazione Coscioni e legale del 43enne) e Marco Cappato, legato alla vicenda di dj Fabo e in tour nelle Marche per il referendum sull’eutanasia legale. L’ordinanza del tribunale imponeva «all’Asur Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare se il reclamante sia persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili».
L’Asur è tenuto a stabilire «se lo stesso sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; se le modalità, la metodica e il farmaco (tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi) prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all’alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa, e ad ogni altra soluzione in concreto praticabile, compresa la somministrazione di un farmaco diverso». A ridosso di Ferragosto, Mario (disabile dal 2010 a causa di una lesione al midollo spinale) ha anche scritto una lettera aperta ai dirigenti Asur e Area Vasta 2, al premier Draghi, ai ministri Speranza e Cartabia, per sollecitare le verifiche necessarie a valutare la sua condizione. «Vi chiedo di fare subito questo controllo, per verificare se ho una malattia inguaribile, ed essendo tetraplegico la ho» un passo della lettera. E ancora: «La mia dignità finora mi ha portato a sopportare questa condizione, ma c’è un limite ed io questo limite l’ho oltrepassato e quel poco di forza rimasta la voglio usare per ottenere una morte dignitosa per me, così come affermato dalla Corte costituzionale che difende le libertà di noi tutti perché sancite dalla carta costituzionale. Chiedo solo di essere libero di porre fine alle mie sofferenze e morire in Italia, nel mio paese, vicino a chi amo, senza essere costretto ad emigrare all’estero». 


La chiosa: «Chi ha il diritto di dirmi di continuare a soffrire? Nessuno può impormi tutto questo, in un paese civile, così come ho il diritto alle cure ho il diritto di porre fine alle mie sofferenze. È un dovere rispettare la decisione del malato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico