ANCONA - Chi si aspettava una piazza di soli giovani è rimasto stupito. L’invasione pacifica delle sardine è arrivata ad Ancona, riempiendo il salotto del...
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La piazza come strumento di aggregazione e confronto. L’agorà, come un tempo così lontano e riaffiorato oggi con una viralità figlia di questo millennio. Per le sardine è il mare aperto. I tanti mari da salpare e contaminare di energia vibrante. Un “gigantesco gruppo di pressione” lo definiscono loro. «Vogliamo riportare l’attenzione su ciò che dovrebbe essere centrale nella politica – dice Giorgio Mattiuzzo –: competenza, responsabilità, onestà». Già, l’onestà. Quella parolina magica che inevitabilmente riporta alla memoria quell’altro movimento dal basso. «Ma noi non siamo i 5Stelle – ribatte Fernanda Ripani Recchi, avvocato di 50 anni, tra le prime ad abbracciare le sardine nelle Marche – loro sono diventati un partito. Noi chiediamo alle istituzioni di non farci vergognare di essere italiani». Ma prima o poi anche le sardine dovranno capire cosa fare da grandi. «Vedremo cosa diranno da Bologna – risponde Cristiana Cecchetti, agente immobiliare di 60 anni, arrivata ad Ancona con il gruppo di Civitanova – ci saranno gli stati generali del movimento, e lì decideremo cosa succederà».
Si può fare “pressione” senza urlare alle folle? Senza gettare benzina sulle paure ataviche delle masse? Pare di sì. A loro basta il passaparola su Facebook per inondare di musica e colori le piazze. «Basta con la democrazia dei poteri forti, dei ricchi – incalza Donnoli – è ora di ripartire dalla serietà, dalla verità. La politica non deve essere controllata da chi detiene il potere economico». E in piazza del Papa, tra un pezzo di Lucio Dalla, ovviamente “Com’è profondo il mare”, e un brano dei Modena City Ramblers, c’è stato spazio anche per la lettura di alcuni stralci della Costituzione. Ma è stato sulle note di Bella Ciao che la platea si è unita in un unico coro. Tanti i giovani arrivati da ogni parte delle Marche. Molti sono studenti fuori sede. Come Tommaso Pettinelli, 20 anni di Matelica: «Il linguaggio di questa politica non mi rappresenta. È ora di riportare una certa umanità anche in parlamento». «Non c’è più spazio per la politica dell’odio di Salvini – replica Sara Campanella, 20 anni, anconetana e studentessa di Ingegneria – è per questo che mi sono avvicinata a questa realtà. Ma non siamo qui a portare l’acqua al mulino dei partiti di sinistra». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico