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ANCONA - Pressioni nei confronti di un consulente di parte per farsi dare una mazzetta da 20mila euro in cambio della promessa di “aggiustare” una relazione peritale a suo favore. Sono questi i termini dell’accusa che hanno fatto finire sotto processo un ingegnere di 70 anni, teramano di Bellante, all’epoca dei fatti consulente tecnico del tribunale.
Per la richiesta dei soldi, in realtà mai riscossi, la procura aveva contestato al professionista il reato di tentata concussione.
Il gup Francesca De Palma, invece, ha riqualificato il fatto in istigazione alla corruzione, condannando il 70enne (presente in udienza) a scontare due anni e quattro mesi di reclusione. Si procedeva con il rito abbreviato. Parte civile era la controparte dell’imputato nell’ambito della relazione tecnica che erano stati chiamati a comporre nel corso di un procedimento di fronte al giudice civile. La vittima, un ingegnere anconetano di 46 anni, avrà un risarcimento di 2mila euro. Il professionista era assistito dal legale Andrea Marini. L’imputato, invece, è stato difeso da Mirco Piersanti. A presentare un esposto in procura per far avviare le indagini era stato l’ingegnere anconetano che, nell’occasione, aveva anche prodotto delle registrazioni audio in cui emergeva tra le righe la richiesta per ottenere soldi al fine di aggiustare la relazione reclamata dal tribunale.
I fatti si sono svolti tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.
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Corriere Adriatico