Ancona, colpo in faccia con la catena all'ex: pensionato stalker condannato

Ancona, colpo in faccia con la catena all'ex: pensionato stalker condannato
ANCONA - Lo scorso novembre, aveva aspettato che la sua ex compagna tornasse a casa per tenderle un’imboscata. Secondo la procura, nel pianerottolo del palazzo di via...

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ANCONA - Lo scorso novembre, aveva aspettato che la sua ex compagna tornasse a casa per tenderle un’imboscata. Secondo la procura, nel pianerottolo del palazzo di via Pacinotti dove entrambi vivevano anche dopo la fine della loro relazione, lui aveva colpito la donna, 36 anni, con una catena di ferro, frantumandole la mandibola. Erano stati i carabinieri della stazione di Collemarino a intervenire per mettere fine all’incubo della donna e arrestare il suo ex, un pensionato anconetano di 61 anni. Per quell’episodio, è finito a processo con l’accusa di lesioni personali aggravate. Ieri, il giudice Alberto Pallucchini lo ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione.

Alla vittima, costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Andrea Marini, dovrà versare una provvisionale di 5 mila euro. Il risarcimento verrà quantificato in sede civile. Il pm in udienza aveva chiesto per l’imputato, assistito dal legale Stefano Radovani, una pena di due anni e mezzo. Attualmente, il 61enne – ex imbianchino – si trova relegato nel carcere di Montacuto. 
 
Ce lo ha spedito lo scorso aprile il gip Carlo Cimini su richiesta del pm Serena Bizzarri. L’accusa che lo ha portato dietro le sbarre è stalking. Come vittima c’è sempre la donna picchiata in via Pacinotti che, per la procura, per mesi sarebbe stata perseguitata con pedinamenti, minacce di morte, sms e chiamate a tutte le ore del giorno e della notte. Il procedimento per gli atti persecutori si aprirà il prossimo 11 luglio. La difesa ha già preannunciato l’intenzione di procedere con il rito abbreviato. In caso di condanna, il 61enne beneficerà di uno sconto di pena. L’episodio delle lesioni è avvenuto il 23 novembre, dopo che lei aveva deciso di interrompere la relazione con l’imputato. 

Secondo quanto raccontato dalla vittima, quel giorno era rientrata a casa, trovando la luce fuori uso. Si era così diretta al vano contatori del palazzo. Una volta riattivata la corrente, la donna è tornata verso il pianerottolo. A quel punto – sostiene la procura – l’aggressione con un corpo contundente d’acciaio. La vittima ha sempre parlato di una catena, mai trovata dai carabinieri. L’imputato ha sempre sostenuto di essersi difeso con un portachiavi perché la 36enne stava usando contro di lui uno spray al peperoncino all’apice dell’ennesimo litigio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico