Lo shopping in centro è uno slalom nella disperazione: clochard con cani al seguito e bivacchi sotto gli studi legali

I cani di un clochard davanti all'ingresso di un palazzo di corso Garibaldi che ospita studi legali
ANCONA - Slalom tra i clochard in un centro tornato a popolarsi di persone bisognose d’aiuto e senza un tetto sotto cui dormire. Passano giornate intere distesi lungo corso...

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ANCONA - Slalom tra i clochard in un centro tornato a popolarsi di persone bisognose d’aiuto e senza un tetto sotto cui dormire. Passano giornate intere distesi lungo corso Garibaldi, sulle isole tecnologiche trasformate in dormitori, nella Galleria Dorica, davanti alle vetrine dei negozi o ai portoni delle abitazioni. Alcuni di loro chiedono l’elemosina con i cani, benché il regolamento comunale vieti espressamente l’accattonaggio con animali al seguito. Peccato che nessuno faccia rispettare questa norma, anche perché il più delle volte gli homeless, se vengono allontanati dai vigili urbani, puntualmente tornano al loro posto. 

 


C’è un clochard, in particolare, che è solito piazzarsi in corso Garibaldi sull’uscio di un palazzo che ospita diversi studi legali. Ieri mattina per un periodo ha lasciato incustoditi i propri due cani: erano legati con il guinzaglio ad un palo, ma comunque in una situazione di potenziale pericolo per i passanti e per i bambini. La Fiera di San Ciriaco, dal 1° maggio, in genere è un catalizzatore di senzatetto: facile immaginare che il ritorno della kermesse dopo 2 anni porterà in centro molti disperati.

Un problema sociale - al di là del decoro - che il Comune fatica a risolvere. L’assessore Emma Capogrossi, infatti, ha spiegato che il fenomeno viene monitorato costantemente con l’aiuto delle associazioni di volontariato Servizio di strada e Avvocato di strada, «ma molte di queste persone sono straniere e rifiutano il nostro aiuto, per principio o perché all’interno dei centri ci sono regole da rispettare e molti di loro hanno problemi di dipendenza da alcol o altre sostanze. Costoro non possono nemmeno essere obbligati a entrare in strutture riabilitative perché il ricovero deve essere sempre volontario». 

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Corriere Adriatico