Ancona, allevatore rischia di morire di leptospirosi: salvato a Torrette

Ancona, allevatore rischia di morire di leptospirosi: salvato a Torrette
ANCONA - Ha rischiato di morire per aver contratto la leptospirosi. La prognosi non è stata ancora sciolta, ma sono in via di miglioramento le condizioni di un uomo che...

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ANCONA - Ha rischiato di morire per aver contratto la leptospirosi. La prognosi non è stata ancora sciolta, ma sono in via di miglioramento le condizioni di un uomo che abita in provincia di Ancona, ricoverato una decina di giorni fa in gravissime condizioni all’ospedale di Torrette. Fortunatamente ha risposto bene alle cure, tanto che ieri è stato trasferito dal reparto di Terapia intensiva a quello di Malattie infettive. Quasi un miracolo: all’inizio il quadro clinico era davvero critico e sembravano ridotte le possibilità di sopravvivere alle complicazioni di una patologia che in poco più di una settimana l’ha condotto allo stato più avanzato, la sindrome di Weil, da cui statisticamente si salva una persona su due.

  
Il paziente, un allevatore, avrebbe contratto l’infezione proprio durante lo svolgimento delle sue mansioni: la leptospirosi, volgarmente detta “febbre dei porcai”, è infatti considerata una malattia professionale che colpisce chi lavora con animali potenzialmente infetti, in particolare maiali e cani, ma spesso viene trasmessa dall’urina dei topi.
Il contagio con l’uomo avviene in modo diretto (attraverso le mucose o ferite sulla pelle) o indiretto (acque stagnanti, carcasse infette), ma anche per via congiuntivale e respiratoria. La sua sintomatologia poco definita fa sì che la leptospirosi sia pesantemente sottostimata, ma è comunque una malattia rara, almeno nelle sue forme più acute: se a livello mondiale l’incidenza annuale è stimata attorno a 0,1-1 caso ogni centomila abitanti nelle zone a clima temperato, in Italia la diffusione è di circa cento persone l’anno, ma nel 2004 furono appena 38 i casi accertati.
A Torrette da tempo non si vedevano pazienti affetti da sindrome di Weil, la più aggressiva e pericolosa. «Il paziente sta meglio e nelle ultime ore è stato trasferito nel nostro reparto - spiega il professor Marcello Tavio, direttore dell’Unità operativa di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona -. La leptospirosi è una zoonosi che si prende da animali infetti, topi ma non solo. Spesso decorre in modo asintomatico, ma quando diviene sintomatica una quota di pazienti può sviluppare una complicanza temibile, il morbo di Weil, che comporta un’insufficienza multiorgano che coinvolge fegato, reni, polmoni e dà mortalità elevata. Il nostro paziente rientra in questa casistica: è arrivato all’ospedale in condizioni di malattia molto avanzate ed è stato necessario un approccio aggressivo in terapia intensiva, con intubazione e dialisi».

L’ipotesi più probabile è che il cinquantenne abbia contratto la malattia durante le sue mansioni. Non necessariamente entrando a contatto con animali infetti La leptospirosi si trasmette anche in altre situazioni: pericolosi ad esempio i ristagni d’acqua in campagna, dove topi e nutrie possono abbeverarsi, depositando all’interno i propri escrementi. E’ sufficiente che le mani vengano a contatto con quel liquido e poi con le mucose della bocca, del naso o degli occhi per scatenare il contagio di una malattia che, pur rara, erroneamente viene considerata un capitolo chiuso nella storia della patologia umana. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico