ANCONA Dopo lo stupore, la reazione. Il day after della decisione del governo russo di procedere al trasferimento temporaneo della sussidiaria russa della Ariston Thermo alla Gazprom ha messo in moto le diplomazie e la politica italiana ad ogni livello. Obiettivo: tutelare l’azienda. E il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, lo ha detto direttamente al presidente del gruppo Paolo Merloni in una conversazione telefonica ieri mattina. «Il governo farà sicuramente tutto quello che è nelle sue disponibilità - la posizione del titolare del dicastero - per tutelare questa importante e significativa azienda italiana che ha proprio nelle Marche (nello specifico a Fabriano, ndr) la sua centrale nazionale produttiva, in un settore qual è quello dell'elettrodomestico su cui siamo impegnati perché è uno dei settori trainanti del Made in Italy».
Il confronto
Posizione ribadita nel pomeriggio anche al governatore Francesco Acquaroli: il confronto tra i due a Pescara a margine della conferenza programmatica di Fratelli d'Italia. «Prima di tutto - ha aggiunto Urso - bisogna ben capire quale sia lo sviluppo della situazione e lo sta approfondendo anche la nostra rete diplomatica in modo specifico.
La gestione del problema
Allarga lo zoom il numero uno di Palazzo Raffaello: «È però una questione che va affrontata a livello europeo, ancor più che nazionale. Si tratta di un problema complesso che non riguarda solo noi». In effetti la lista delle nazionalizzazioni di filiali di aziende straniere da parte della Russia si sta allungando. E questa volta è toccato ad un’eccellenza marchigiana. «Purtroppo sono i rischi del mestiere in contesti geopolitici così complessi - l’amara considerazione del presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini - e in Russia al momento c’è un’economia di guerra a tutti gli effetti. Si tratta di una decisione non condivisibile, ma comprensibile. Speriamo solo che sia provvisoria, dettata dal contesto generale e che tutta questa situazione possa rientrare il più in fretta possibile». Per l’Italia, ma soprattutto per le Marche. «Fa male perché Ariston è un gioiello di casa nostra e questa vicenda avrà conseguenze. È un’azienda che fa scuola, che ha aperto filiali in tutto il mondo: quanto accaduto deve far riflettere sui rischi che ci assumiamo noi imprenditori». L’economia ai tempi della guerra.