JESI Non è un tipo da mezze misure, Pierluigi Bocchini. Il presidente di Confindustria e della Clabo, leader mondiale delle vetrine espositive professionali, dopo aver sopportato due chilometri di coda in superstrada, direzione Jesi-capoluogo, ed essere arrivato all'origine del caos, sbotta. «È uno scandalo». Non esita a trasformare il suo sconcerto in un manifesto online, alla velocità di un post. «La società Autostrade - è l’anatomia del disagio - aveva chiuso uno dei tre caselli in entrata, ad Ancona nord, per via di un mezzo pesante, che trasportava un carico eccezionale, parcheggiato a dieci metri dal varco d’immissione».
Il caos
Ritma una tabella di marcia nata non certo sotto i migliori auspici: «È stata una baraonda, in una giornata peraltro non congestionata dal traffico generato dai traghetti, con il viavai di auto e Tir che vanno e vengono da Grecia e Albania, e di quello di chi dalla Dorica s’imbarca per le crociere.
Snellisce il fluire della circolazione, il presidente, aggira l’ostacolo e ci mette sopra le cifre: «Sarebbero quattro chilometri e mezzo in tutto. Si tratterebbe di un’operazione da 15/20 milioni di euro, più le spese progettuali». Mette il turbo a un’idea in cui crede da sempre: «Per realizzarla, se si partisse subito, si potrebbe anche sperare di agganciare le risorse del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nonostante il traguardo imposto dalla procedura fissato al 2026, presumo che verrà concessa qualche proroga».
Il muro
Accelera ancora Bocchini, fino a frenare di fronte al muro di sbarramento innalzato dai sindaci della zona: il no di Jesi, Chiaravalle, Montemarciano e della Provincia. «Non sono d’accordo. Invocano il principio per il quale non si deve consumare suolo». Instilla il dubbio che a muoverli sia una questione di bandiere. «Sono tutti di centrosinistra, di segno opposto a quello che contraddistingue Palazzo Raffaello, ovvero la Regione, e il municipio dorico». Torna su un terreno laico, ed è lì che assesta l’affondo: «Per loro sembra sia molto meglio praticare la politica dello struzzo». Ripropone il quesito d’esordio: «Immaginate cosa sarà tra un anno?». Provare per credere.