Il verdetto
«La depressione non si cura con la pedofilia» aveva detto nel corso della requisitoria il pm Arianna Armanini. Il gup del tribunale di Tivoli, Emanuela Maria Francini, concludendo il processo con rito abbreviato, lo ha condannato a 9 anni di carcere ritenendolo responsabile di molteplici abusi sessuali ai danni di due ragazzi che al tempo dei fatti avevano 13 e 16 anni, oggi rispettivamente 20 e 23. Il primo caso riguarda un ragazzo affidato dai genitori all’ex insegnante di religione e dirigente dell’Azione cattolica giovani. L’uomo per quattro anni avrebbe abusato di lui, fermandosi solo quando è scattato il lockdown per il Covid. Le violenze sarebbero avvenute a Tivoli, Guidonia e in altri centri laziali con una frequenza di almeno una volta al mese, stando all’accusa. Non solo: il professore di religione avrebbe abusato del ragazzino anche durante una gita a Gardaland. In tutto sarebbero ben 50 le violenze subite dall’allora 13enne.
Ricopriva diversi incarichi per la Diocesi
Il 47enne, che in quel periodo era anche vicepreside in un istituto tecnico di Tivoli e ricopriva diversi incarichi per la sua Diocesi, aveva chiesto scusa, rigettando però gli abusi relativi al campo estivo di Loreto. Il gup non gli ha creduto, condannandolo anche alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall’insegnamento, oltre al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 15mila euro a favore del 20enne, di 10mila euro a favore del 23enne e di 5mila euro a favore del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio, costituitosi parte civile nel processo insieme alle vittime, che dopo la lettura della sentenza si sono lasciate andare ad un abbraccio liberatorio. Nel frattempo, è stata chiusa una seconda indagine sullo stesso imputato per pedofilia. Secondo la procura, che prepara la richiesta di rinvio a giudizio, l’uomo avrebbe abusato anche del fratellino della prima vittima e di altri tre minorenni, uno ospite di una casa-famiglia a Roma, dove vengono accolte vittime di maltrattamenti.