Il cacciatore viene assolto dopo 5 anni: «Nei guai per uno scambio di cinghiali»

Sassoferrato, era finito sotto processo per aver dichiarato il falso sulla modalità di abbattimento dell’animale

Il cacciatore viene assolto dopo 5 anni: «Nei guai per uno scambio di cinghiali»
Il cacciatore viene assolto dopo 5 anni: «Nei guai per uno scambio di cinghiali»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 17 Maggio 2024, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 11:34

SASSOFERRATO Abbatte un cinghiale in quanto cacciatore autorizzato, porta la carcassa nel centro di raccolta carni ma finisce sotto processo. L’accusa: falso ideologico per aver dichiarato di aver ucciso l’animale con un colpo di fucile. Per la procura, invece, quel cinghiale era stato ucciso dopo essere stato investito e, per questo, non conforme alla norme stabilite dall’ente Parco Naturale regionale Gola della Rossa e Frasassi. Il cacciatore, un 64enne di Arcevia, ha dovuto rispondere in aula per il fatto contestato il 7 maggio del 2019.

L’esito

L’imputato, difeso dall’avvocato Alberto Bomprezzi, ha potuto tirare l’altro giorno un sospiro di sollievo: il giudice Alessandra Alessandroni lo ha infatti assolto dall’accusa di falso. Il cacciatore ha sempre respinto ogni addebito, sostenendo di aver abbattuto quel cinghiale regolarmente, con un colpo di fucile. Ma non solo. All’origine dell’accusa ci sarebbe un equivoco. O meglio, uno scambio di cinghiali. È la tesi discussa in aula dal difensore. In pratica, il cacciatore aveva abbattuto il cinghiale a Sassoferrato e poi lo aveva portato nel centro di raccolta, dove vengono predisposti anche tutti i documenti per la futura macellazione. In quel contesto, il 64enne aveva dichiarato di aver ucciso l’animale con un colpo di fucile. Esami ulteriori avevano fatto emergere una realtà diversa: l’animale presentava i segni di un investimento.

Le due schede

Stando a quanto emerso, nella scheda di abbattimento c’erano riportati due dati diversi: in un foglio c’era scritto che l’animale abbattuto pesava 43 chili, in un altro 60. Per la difesa, anzitutto, non è chiaro chi abbia compilato quel foglio. E poi, c’è l’ipotesi che l’operatore del centro raccolta carni abbia scambiato «un cinghiale per un altro». Quello portato dall’imputato sarebbe un animale diverso da quello esaminato dal veterinario che, invece, riportava le lesioni riferibili a un incidente stradale. Ecco, per la difesa, il qui pro quo. In riferimento agli ungulati, spesso distruttori dei raccolti, all’interno del parco regionale vengono predisposti piani di controllo annuali attraverso la tecnica del “prelievo” selettivo utilizzando il munizionamento piombo free.

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