Monica Guerritore protagonista in “Ginger&Fred” al Rossini di Civitanova: «Attirata dal genio di Fellini»

«Al centro i due ballerini nello spettacolo di una tv, noi mostriamo cosa c’è dietro questi show»

Monica Guerritore
Monica Guerritore
di Chiara Morini
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Sabato 2 Marzo 2024, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 12:11

CIVITANOVA - Dalla pellicola al palcoscenico, da Federico Fellini a Monica Guerritore: la storia di “Ginger&Fred” rivive nella pièce teatrale che andrà in scena alle 21,15 di oggi, sabato 2 marzo, sul palco del Teatro Rossini di Civitanova Marche, per la stagione del Comune e Amat (info 0733812936). “Ginger&Fred” vedrà in scena, come protagonisti, Guerritore, che cura anche la regia, e Massimiliano Vado.

Monica Guerritore, cosa l’ha spinta a dedicarsi alla storia di Fellini?

«Quello che trova il pubblico in tutti i teatri dove portiamo lo spettacolo e che finiscono per far registrare il tutto esaurito: i media, le tv, il mondo corrotto dalla pubblicità. La storia dei due ballerini viene portata al cinema da Fellini nel periodo in cui iniziavano ad arrivare le prime televisioni commerciali. Le tv commerciali devono portare a casa l’incasso pubblicitario e di contro devono attrarre e aumentare l’interesse del pubblico. Quindi la televisione prevede interventi brevi tra uno spot e un altro per non far cambiare canale. É la storia di Ginger e Fred, che si trovano in mezzo a una serie di personaggi, per lo spettacolo di Natale di una tv privata. Nel nostro spettacolo mostriamo cosa c’è dietro questi show».

Cosa c’è dietro?

«Dietro c’è un gruppo di personaggi, molti sosia e tra questi arrivano Ginger e Fred che, invece, sono gli autentici, sono veri. Poi nella sala trucco, sul palco, si vedono tutti gli altri, i giovani che sperano di avere qualche momento di notorietà. Non è un giudizio etico, il mio, perché da questo punto di vista la pubblicità è economia e può tradursi in lavoro».

Ritiene che Fellini sia stato un visionario?

«Agli inizi le interruzioni pubblicitarie non c’erano sui film poi sono arrivate anche lì.

Fellini diceva che non si devono interrompere i film, cioè non vanno interrotte le emozioni. La genialità del suo film è quella che mi ha colpito e per cui ho voluto portare questa storia sul palcoscenico».

Agli inizi ha lavorato con Vittorio De Sica e Giorgio Strehler, cosa le hanno lasciato?

«Con De Sica è stata una comparsa, ero amica di Christian. Il mio debutto è stato a teatro con Strehler, nello spettacolo “Giardino dei ciliegi”, era la metafora dell’altro. Intendo il teatro come metafora dell’accadimento e della vita quotidiana, e da lì ho preso la visione registica dal punto di vista della platea. Mi ha dato tanto».

La musica non manca mai nei suoi spettacoli, quanto è importante per lei e per il lavoro?

«La musica serve per rafforzare gli stati d’animo dei personaggi, e mi servo di quella giusta. Giusta nel senso che non utilizzo musica nuova, ma già editata che conoscono anche gli spettatori. Per l’entrata in scena di Ginger ho scelto invece da Spotify, “She was” di Camille, una canzone nuova. Uso la musica solo per lavoro, no sono una di quelle che la mette di sottofondo. Uso la musica solo per la scena».

Cosa può dire del suo nuovo progetto sul film di Anna Magnani?

«Stiamo ancora costruendo la possibilità di avere un piano finanziario, bisogna parlare con i produttori. Sono fiduciosa, quando avremo superato questa fase, comunicheremo l’inizio delle riprese».

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